7 Febbraio 2024

L’istituto Dagomari si è trasformato in aula di tribunale per un giorno grazie al progetto “L’Avvocato in classe”

L'iniziativa della Camera Penale ha visto la partecipazione di 5 avvocati che assieme agli studenti hanno ricostruito un caso di lesioni e violenza privata realmente accaduto


Le udienze di un processo penale simulate in una classe allo scopo di aiutare gli studenti a comprendere le dinamiche forensi. E’ l’esperienza portata dalla Camera Penale di Prato, all’Istituto Tecnico Dagomari, nell’ambito del progetto “L’Avvocato in classe”, portato avanti in collaborazione con la scuola all’interno della classe IV° SIA, seguita dalla professoressa di Diritto Elisa Signorini. Cinque gli avvocati della Camera Penale che si sono divisi nelle classiche figure che compongono i processi e insieme agli studenti hanno ricostruito un caso di lesioni e violenza privata realmente accaduto.
Nella classe, trasformata in un vera aula di tribunale, sotto la guida dell’avvocato Mauro Cini nel ruolo di giudice senior, cinque studenti hanno interpretato i giudici, mentre un finto imputato è stato difeso dall’avvocato Pamela Bonaiuti con il supporto di due compagni, e l’accusa è stata sostenuta dall’avvocato Diletta Nerini con altri due studenti.
Al centro della scena, come in un vero processo che si rispetti, erano stati posizionati i banchi del Pubblico Ministero con l’avvocato Enrico Martini e due compagni. Presenti, infine, i testimoni dell’accusa e della difesa.

La vicepresidente della Provincia di Prato Federica Palanghi ha partecipato alla simulazione del processo, portando i suoi saluti agli studenti.
“La ricostruzione che la Camera Penale ha creato per voi studenti, portandola attraverso un’esperienza diretta, è davvero un’occasione importante e professionalizzante – ha sottolineato Palanghi – che permette di assimilare in maniera totale le fasi del processo, aiutandovi a comprendere le dinamiche processuali, a capire come si leggono le fonti, chi sono i soggetti e gli autori, come si svolgono le indagini, quali sono le vostre libertà, i mezzi di tutela, che cosa accade in realtà nelle amministrazioni della giustizia. Tutto questo vi servirà anche nella vita quotidiana a considerare il lavoro nei tribunali, e a comprendere cosa significhi far valere i propri diritti e conoscere a pieno i propri doveri. Ringrazio per tutto questo la Camera Penale – ha concluso Federica Palanghi – e adesso prendo posto con la parte civile perché anche io in questo processo ho un ruolo da avvocato”.

L’intera simulazione del processo è stata seguita dal segretario della Camera Penale Stefano Belli.
“E’ la seconda volta che questo nostro progetto viene proposto all’interno delle scuole superiori – ha dichiarato l’avvocato Belli – L’anno precedente avevamo fatto una simulazione dello stesso processo all’istituto Gramsci/Keynes con grande partecipazione e riscontro, e oggi è la prima volta che mettiamo in pratica la simulazione al Dagomari. La cosa interessante è osservare ogni volta se il verdetto dei giudici è lo stesso o meno degli alunni/colleghi delle altre scuole”.
Gli studenti hanno interpretato il caso, che avevano già avuto modo di elaborare in classe durante le lezioni di Diritto e, con un po’ di emozione, si sono mossi nei tempi processuali guidati dai loro avvocati di riferimento.
Il risultato finale è stato diverso dall’andamento iniziale del processo a seguito delle valutazioni dei cinque giudici speciali: il verdetto ha visto l’assoluzione dell’imputato, nonostante una sua maldestra parziale ammissione di reato.