Elisangelica Ceccarelli: “Ho ceduto la mia tv, da ora mi vedrete da Marzullo, ma chissà” VIDEO
La conduttrice pratese ha venduto la quota di Tvr e interrotto "Il Grande Cinema", lasciando deluso il pubblico. Il giudizio sui film del 2024
Per moltissimi spettatori, non solo pratesi e toscani, Elisangelica Ceccarelli è un tutt’uno col televisore di casa. Una figura così familiare, che sembra varchi il vetro dello schermo e sieda sulla poltrona del salotto o al tavolo dove si cena. Perché da più di trent’anni Elisangelica è una presenza quotidiana in video. Parlando di film di oggi, di ieri, di sempre nel Grande cinema su Tvr o a notte inoltrata con Gigi Marzullo su Raiuno. O a raccontare i viaggi che effettua nelle località turistiche d’Europa sulla stessa Tvr, l’emittente dove iniziò, negli anni Ottanta, come speaker dei Tg e conduttrice di tutto un po’, televendite comprese. Di Tvr, emittente nata a Prato e con sede in zona Gigli, Ceccarelli ha ricoperto ogni ruolo, fino a quello di comproprietaria. A fine 2023 ha venduto la propria quota al gruppo 7 Gold che deteneva l’altra metà. Da allora Elisangelica è senza tv non solo come proprietaria, ma anche come volto. Non produce più nuovi programmi e ha posto il veto di trasmissione in replica delle centinaia in archivio.
Elisangelica, ti senti in crisi di astinenza?
“Non proprio, il lavoro mi manca, ma una fase di stacco è salutare. Per ora ‘sopravvivo’ serena”.
Non altrettanto il pubblico, abituato ad averti in casa quasi ogni sera.
“Avverto che gli spettatori sentono la mancanza. Mi scrivono, chiedono quando e dove mi rivedranno. Intanto, almeno una volta al mese intervengo sui film di nuova uscita su Cinematografo, con Gigi Marzullo, su Raiuno”.
Elisangelica Ceccarelli con Sandra Milo, recentemente scomparsa
Perché sei uscita, come comproprietaria, prima che conduttrice, da Tvr?
“Perché non la sentivo più come la ‘mia’ televisione. 7 Gold che da tempo era partner nel capitale insisteva per incrementare la quota di sport nel palinsesti, riducendo i tempi di informazione e cultura, relegate ad orari secondari. Con sofferenza, ho preferito andarmene”.
Eri nata lì.
“Per la precisione, la prima apparizione in tv, strumento che ho amato fin da bambina avvenne a Tv Prato, appena fondata, nel 1978. Mi proponevano di fare una sorta di valletta a un disc jockey che passava musica in diretta. Io volevo condurre il Tg e lo feci per un anno. Studiavo al liceo classico”.
Il precoce accostarsi già nell’adolescenza ai mezzi di comunicazione fa sì che fra chi scrive ed Elisangelica Ceccarelli vi siano vari punti in comune, oltre alla quasi omonimia e al curioso destino che ci vide – seppur mai compagni di classe – accanto di banco allo scritto di latino in Terza media alla Mazzoni e alla maturità al Cicognini.
Tanti anni dopo quegli episodi scolastici, tocca a me interrogare lei.
Elisangelica, anche tu sognavi di diventare giornalista?
“Sì, volevo divebtasse la mia professione. E avevo e ho ancora un grande amore: il cinema. Volevo unire le due psssioni e diventare critico e divulgatrice e ne sono soddisfatta. A causa del cinema, da ragazzina non ho mai frequentato le discoteche. Sabato e domenica, sempre in sala, vedevo di tutto”.
Con Carlo Verdone
Divo preferito?
“Non un attore, ma Michelangelo Antonioni, il mio mito. Col tempo si sono aggiunti David Linch e David Cronenberg”..
Come sei diventata critico cinematografico?
“Lavoravo nelle Tv, volevo un programma mio, per parlare di cinema. Un venditore mi suggerì di provare con Tvr”.
Come andò?
“Mi risposero che se avessi trovato pubblicità avrei avuto il mio spazio. Tornai con un pacco di contratti di aziende che volevano gli spot in programmi in cui comparissi io”.
A metterti alla prova fu il proprietario di Tvr, Paolo Salvi.
“Che intuì subito la mia passione per la Tv e iniziammo a lavorare in modo proficuo. Qualche anno dopo mi si dichiarò e nel 1995 ci sposammo. Intanto, i miei programmi sul cinema avevano successo anche perché sostenuti dai proprietari delle sale che ricevevano pubblicità. Così, mi trovai davanti a un bivio”.
Quale?
“Ero laureata in lettere con una tesi in filologia dantesca, fare il critico cinematografico era un coronamento dei miei studi umanistici. Diventai giornalista e decisi di interrompere i programmi commerciali, che mi procuravano buoni guadagni e gli spot pubblicitari”.
Come fu il primo programma di cinema?
“Sì chiamava Il Grande Cinema, titolo che lì per lì non piaceva. Oggi mi pento di non averlo depositato. All’interno c’era Cinequiz, aveva le vesti di gioco, ma presupponeva una conoscenza pazzesca dei film. Lanciavo un indizio e chi telefonava per primo vinceva biglietti gratis per le sale. Un ragazzo si rivelò un vero e proprio campione. Veniva spesso a ritirare i premi e diventammo amici. Era Federico Berti”.
Tuo partner da sempre, in tv.
“Decisi di condividere con lui Il GrandeCinema, programma di critica e riflessioni a due vici sui film”.
Coppia inossidabile, tu e Federico.
“Capitava spesso di non programmare, di improvvisare su film che avevamo visto separatamente. A telecamera accesa abbiamo sempre avuto uno straordinario affiatamento, un’alchimia perfetta, non drammatizzando dopo qualche inevitabile errore”.
Mitiche le vostre incursioni con i divi, ai festival di Cannes, di Venezia.
“Fra festival ed evebto, io e Federico abbiamo realizzato oltre tremila interviste. Presto attiri e registi cominciarono a conoscerci e consegnarsi con simpatia ai nostri colloqui, con la star di turno seduta fra noi due”.
IL GIUDIZIO SUI FILM USCITI NEL 2024 GUARDA IL VIDEO
Da programma settimanale Il Grande Cinema diventò quotidiano.
“Durante il covid sentimmo di dover intensificare, per aiutare il pubblico a superare quel momento così difficile. Registravamo a distanza di sicurezza, qualche replica ci aiutò a riempire i giorni in cui non potevamo trasmettere”.
Dura, “inventarsi” un programma al giorno.
“Siamo andati per temi: i baci nel cinema, le scene horror, Raffaella Carrà o Lucio Dalla nei film come presenze o colonne sonore; il cinema nella pubblicità. Perfino i film con attori oltre il metro e 80 gli interpreti più bassi di statura. Oppure le coppie, i cantanti improvvisatisi attori e viceversa, i film del cuore, le pellicole restaurate. Abbiamo contato 149 temi”.
Elisangelica Ceccarelli con Gigi Marzullo
Poi venne Marzullo.
“Io e il cameraman eravamo partiti per un programma a tema turistico in Svizzera: rispondo al telefono. Mi chiedono di partecipare a ‘Cinematografo‘ di Gigi Marzullo, collegandomi dalla Rai di Firenze. Dico che non posso: avevo dato la parola agli svizzeri. Il tecnico, che aveva ascoltato tutto, voleva tornare indietro, per lui ero pazza a rinunciare”.
Quindi?
“E se fosse stato uno scherzo? Dissi al tecnico che se mi avessero voluto davvero, avrebbero richiamato. Infatti, due settimane dopo si rifecero avanti e cominciammo. Un giorno d’estate non comparvero più i grandi nomi, abituati ospiti della trasmissione: Caprara, Bertarelli, Anselma Dell’Olio, ma tanti sconosciuti di tv private di tutta Italia. Era una sorta di provino. Dopo, continuarono a chiamare solo un collega di Palermo e me”.
Quanto è servita, Raiuno, a far crescere l’appeal, creare il tuo personaggio?
“Ha ampliato il ventaglio di spettatori che, comunque, grazie allo streaming, mi seguono da tutta Italia e non solo dalla Toscana, coperta dal digitale. Ormai, mi identificano anche per gli abiti, gli accessori che indosso, forniti dai migliori stilisti. Mi riconoscono per strada, mi sentono vicina”.
Piazza 7
Ceccarelli con Raoul Bova
Nei programmi di viaggi sembri più un’influencer, che una guida turistica.
“Il pubblico non vede la Normandia. Osserva me che visito la Normandia”.
Cosa hai imparato da Paolo Salvi?
“Appena sposati, passavamo la domenica in giro per la Toscana a visionare i ripetitori. E la notte si vestiva e usciva se lo chiamavano per un guasto. Ho imparato che la tv devi amarla e accudirla senza condizioni, sopratutto se l’hai fondata ed è tua”.
Cinema, viaggi: la tua televisione è un mondo ovattato.
“No. L’esperienza alla quale tengo di più è ‘Liberamente in carcere‘, venti puntate registrate alla Dogaia con i detenuti che raccontavano la propria vita fuori e dentro il carcere. Fra loro, anche un imam. Poi, agenti di custodia, direttori. Chi svelava i retroscena che accompagnarono ai delitti, chi le dure condizioni dei penitenziari”.
Come ci sei riuscita?
“La Regione propose alle emittenti programmi con contenuti sociali. Proposi Liberamente in carcere – Percorsi liberi di vita carceraria. Fu approvato e fui entusiasta di realizzarlo”.
Da due mesi senza tv. Cosa dici al tuo pubblicoTornerai?
“Forse, chissà”.