19 Gennaio 2024

Uso problematico dei videogiochi e dipendenza da Internet, crescono nuove forme di disagio giovanile

Presentata a Prato l'indagine di Save the Children che ha mappato l'utilizzo di social e strumenti digitali da parte di bambini e ragazzi


In Toscana il 67,3% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni (al di sotto della media nazionale del 73%), e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. iL 61,1% dei bambini e ragazzi usa il cellulare tutti i giorni (il dato nazionale è al 65,9%).
Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo dopo la pandemia: al Centro Italia i bambini di 6­-10 anni che usano il cellulare tutti i giorni è passato dal 17,4% al 27,6% tra il biennio 2018­-19 e il 2021­-22.
Sono alcuni dati tratti dall’indagine nazionale di Save the Children “Tempi digitali. Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia 2023”, presentato questa mattina a Prisma Lab.

Nella pubblicazione dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’UE rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società. Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52%. A Prato le connessioni funzionano: la rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge l’86,6% delle famiglie nella nostra provincia, rispetto al 63,7% nella provincia di Firenze, il 54,5% nella provincia di Grosseto, il 52,5% nella provincia di Massa-Carrara, il 37% nella provincia di Arezzo e Lucca e il 37,3% nella provincia di Livorno. Le famiglie ultraconnesse con accesso alla fibra FTTH (fino all’abitazione), rappresentano il 17% nella provincia di Firenze, il 18% nella provincia di Prato, il 12,46% nella provincia di Grosseto, il 4,85% nella provincia di Livorno, circa il 4% nella provincia di Lucca e Arezzo, solo il 2,5% nella provincia di Massa-Carrara.

L’accesso indiscriminato ai social

Nonostante, secondo le normative vigenti, si possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole : il 40,7% degli 11­-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).
Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.
Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: in Toscana gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 13,2%. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della pre­adolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.

I giovani e il digitale
Ragazze e ragazzi sfruttano la connessione per molteplici attività, a partire dalla messaggeria istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività preferite dagli adolescenti online ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%). Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze), anche se le videogiocatrici sono in crescita. Ma i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news. I giovani usano sempre di più i social media per diffondere conoscenze e informazioni e fare attivismo, sfruttando anche la facilità di collaborazione e di partecipazione che offrono le piattaforme digitali.

Genitori onlife
Nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – accolte anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) – di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni, secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-­5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno. I livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha un’esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, quasi 3 su 5. Dato inferiore in Toscana (53%), dove l’1,1% di bambini è esposto per tre o più ore al giorno.

Dipendenze da internet
L’Atlante di Save the Children evidenzia che in Toscana le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono l’11,7% (la media nazionale è del 13,5%). Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece , i videogiochi, in Toscana il 23,6% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (poco sotto la media nazionale, 24%): qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 anni.
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso, soprattutto al Sud, dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni mentre in Toscana il dato è più contenuto: 16,6%, inferiore rispetto alla media nazionale (22,6%).

La prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.
Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con il primato della Lombardia (33 centri) e, a seguire, Marche e Liguria, con diverse regioni scoperte. Le strutture sanitarie che in Toscana si occupano, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze si trovano a Firenze, Viareggio, Carrara e Pontedera.
Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato questi servizi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15­-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze) mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web. Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.

La scuola digitale
Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, dando priorità agli istituti situati in aree particolarmente svantaggiate dove maggiore è l’incidenza della povertà materiale ed educativa. In questa direzione, una svolta importante per la transizione digitale del mondo della scuola è attesa con il PNRR, che prevede 2,1 miliardi di euro per finanziare il Piano Scuola 4.0 con interventi per il cablaggio, l’innovazione degli ambienti per l’apprendimento e degli strumenti digitali in tutte le scuole, oltre che 800 milioni su formazione digitale dei docenti.
Con il Piano “Scuole connesse” – avviato nel 2021 e che punta a connettere il 100% delle scuole del primo e secondo ciclo entro la fine del 2023 alla velocità di 1 gigabyte al secondo – sono 19.432 le scuole sul territorio nazionale che sono state “attivate” sulle 32.350 incluse nel Piano, ovvero il 60%. Secondo le stime, guardando alla percentuale di scuole con la banda ultra larga, la Toscana si situa al di sopra delle media nazionale di scuole connesse – dall’infanzia alle superiori – con il 72,4% rispetto al dato nazionale del 69,3%. A Prato risultano connesse tutte le scuole superiori, mentre per le secondarie di primo grado ci si attesta sopra all’80%.
Per realtà territoriali difficili da raggiungere o poco dotate di opportunità culturali e ricreative, il digitale rappresenta uno strumento di innovazione didattica, utile, per esempio per collegare le piccole scuole (473 primarie in Toscana), ovvero plessi che accolgono pochissimi studenti (poco più di 11mila in Italia), che diventano così luogo di sperimentazione e un importante presidio comunitario.
Più in generale, il digitale è un potente strumento per innovare e sperimentare, oltre che per l’inclusione. Tra le applicazioni più sperimentate negli ultimi anni c’è il gaming applicato alla didattica: dalle Escape Room per imparare le declinazioni del greco antico all’utilizzo del videogame Minecraft, passando anche per il coding, ovvero la programmazione informatica, tutte attività che favoriscono la creatività, il problem solving e il lavoro di squadra.
Negli ultimi anni sono aumentate anche le tecnologie didattiche che favoriscono l’inclusione degli alunni con disabilità. In Italia il 76% delle scuole primarie e secondarie (statali e non statali) dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità, in Toscana sono il 78,7%, oltre la media nazionale del 76%.

 

“L’Atlante – ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children – è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui, per la prima volta, la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. Il volume analizza le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, come quelle legate all’esclusione dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Anche in questo ambito, come in numerosi altri, emerge la disparità, territoriale ma non solo, in un’Italia che spesso continua ad avere velocità diverse. La tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi. Siamo particolarmente lieti di inaugurare a Prato un ciclo di eventi che porteranno questa pubblicazione in tutta Italia, in virtù della relazione che lega Save the Children a questo territorio. Proprio a Prato, al Macrolotto Zero, infatti, abbiamo avviato il programma di innovazione sociale “Qui un quartiere per crescere”, in collaborazione con il Comune dove ha sede il Punto Luce della nostra Organizzazione, con l’obiettivo di superare le diseguaglianze territoriali e garantire a tutti i bambini e gli adolescenti le migliori opportunità di crescita sul piano del diritto alla salute, dell’ambiente, del contrasto alla povertà educativa e della cittadinanza attiva”,

“Da genitore di due bambini di 7 e 9 anni, ancor prima che da sindaco, sono consapevole di quanto non si sia sufficientemente preparati rispetto ad alcuni dati che Save the Children fotografa sul rapporto tra bambini e adolescenti e i mezzi digitali, in particolare rispetto a gaming e social – sottolinea il sindaco Matteo Biffoni -. Conoscere questi mondi e creare una consapevolezza nei genitori e nei ragazzi sull’uso di questi mezzi permette di tutelare i giovani e di valorizzare quella grande opportunità che gli strumenti digitali e le nuove tecnologie offrono, permettendo un accesso democratico e diffuso alla conoscenza. Perché questo avvenga in modo davvero democratico, però, è fondamentale che vi sia un uso responsabile degli strumenti, regole ben precise e una competenza digitale anche sul fronte educativo”.

“La collaborazione che da tempo abbiamo avviato con Save the Children anche sulla formazione dei ragazzi è molto importante perché ci consente di tracciare dei percorsi condivisi sull’uso consapevole degli strumenti digitali – aggiunge l’assessora all’Innovazione del Comune di Prato Benedetta Squittieri – E’ giusto porre l’attenzione sui rischi che la rete può comportare, ma è fondamentale lavorare sulle competenze e la consapevolezza degli strumenti digitali, che sono alla base di tutti i lavori del futuro e anche del presente”.