Il teatro di Manifatture Digitali Cinema “Sarà per te” Francesco Nuti, anzi, è già per te: grande emozione stamani nel complesso monumentale dell’ex Conservatorio di Santa Caterina per l’attesa intitolazione del teatro di Manifatture Digitali Cinema ad uno dei figli più amati e famosi di Prato, Francesco Nuti, scomparso il 12 giugno scorso all’età di 68 anni dopo una lunga malattia. Quella tra Prato e Francesco è la storia di un amore ricambiato, perchè da qui, dalla città del tessile immortalata in “Madonna che silenzio c’è stasera”, è partita la sua straordinaria carriera in teatro, televisione e cinema come attore, regista, cantautore e poeta. Un amore testimoniato dalle tante persone presenti stamani per rendergli omaggio. Alla cerimonia hanno partecipato il fratello Giovanni e la figlia Ginevra con sua madre Annamaria Malipiero, il sindaco Matteo Biffoni, l’assessore alla Cultura Simone Mangani, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo, la presidente di Italian Film Commission e direttrice dell’area cinema e mediateca di Fondazione Sistema Toscana Stefania Ippoliti – a cui Manifatture Digitali Cinema fa capo – e il presidente della Fondazione Sistema Toscana Jacopo Di Passio. A presentare l’evento e moderare gli interventi è stato il giornalista e critico cinematografico Federico Berti, che ha sapientemente ripercorso la lunga carriera artistica di “Cecco da Narnali”, come amava definirsi, con aneddoti e alcuni spezzoni tratti da suoi film. E non si poteva che iniziare dal film più pratese di tutti, “Madonna che silenzio c’è stasera”, con la celeberrima scena del telaio assassino. Sullo sfondo una città che lavora giorno e notte, dove ” non c’è altro che il telaio e gli uomini, non sono uomini, ma bachi da seta”, dove il protagonista, mollato dalla fidanzata, si trova di fronte ad una schiera di operai con le dita mozzate dal telaio durante il lavoro in fabbrica. Ma anche Caruso Paskoski, con l’iconica scena “della mortadella di sinistra, il salame socialista, il prosciutto crudo democristiano e il cotto fascista”, le atmosfere notturne e magiche di “Stregati” con la bellissima Ornella Muti, l’incredibile successo al botteghino di “Donne con le gonne”, con Carole Bouquet, la passione per il biliardo, di cui fu un grande campione, con i famosissimi “Io, Chiara e lo Scuro” e il sequel “Casablanca Casablanca”, entrambi con Giuliana De Sio, per terminare con lo sfortunato “Occhio Pinocchio”, che ebbe una lavorazione molto lunga e difficile e che Francesco avrebbe voluto poter rimontare per recuperare il tantissimo materiale che era stato scartato per motivi di budjet. E poi la musica, con la struggente “Giulia” scritta da Giovanni Nuti per Caruso Paskoski, “Lovelorn man per “Tutta colpa del Paradiso” – in cui soggetto e sceneggiatura erano di un altro artista pratese, Giovanni Veronesi – anche questa scritta e cantata da Giovanni Nuti, che nel 1986 vinse il Nastro d’Argento per la colonna sonora di “Stregati”. E poi la partecipazione a Sanremo nel 1988 con “Sarà per te”, in cui come ha raccontato Federico Berti, superò nelle votazioni del pubblico gestite Totip cantanti come Franco Califano e i New Trolls. Giovanni Nuti ha aggiunto che anzi il primo amore di Francesco è stata proprio la musica: “Già quando era bambino mio padre Renzo nella sua bottega di barbiere a Narnali lo faceva cantare per intrattenere i clienti in attesa, lui cantava “Nel sole” di Al Bano e io lo accompagnavo alla chitarra” . I primi passi nel teatro Francesco li ha mossi invece nlla Rivista delle Pagliete del Buzzi e come ha raccontato Annamaria Malipiero era particolarmente orgoglioso di essersi diplomato come perito chimico: “Aveva sempre con sè un’agenda in cui comparivano tessuti, mescoli e colori e teneva molto a far sapere che lui li sapeva fare”. Un talento multiforme quello di Francesco, che da bambino era stato anche una promessa del calcio e in un ritiro a Coverciano aveva condiviso la stanza con un concittadino dai piedi magici: Paolo Rossi.
E’ stato annunciato dal Comune che il 17 maggio, giorno di nascita di Francesco, tornerà la rassegna cinematografica “Buon Compleanno Francesco!”: “Nuti è partito da qui verso il successo decretato da milioni di spettatori e film che sono stati campioni di incasso al botteghino – afferma l’assessore alla Cultura Simone Mangani – E il pubblico ancora dimostra un grande amore verso la sua arte e la sua persona, per questo il Comune ha avanzato la proposta di dedicargli il teatro di Manifatture Digitali Cinema e l’ha fatto insieme alla Fondazione Sistema Toscano e quindi al mondo del cinema pubblico. Questo luogo poi sarà presto oggetto della riqualificazione finanziata dai fondi del Pnrr e sarà quindi ancora più bello”. “Sono davvero felice che Comune e Regione Toscana abbiano intitolato a mio papà il teatro di Manifatture Digitali, un luogo molto importante per il cinema e la sua diffusione – dice Ginevra Nuti – Spero che sia anche uno strumento in più per far conoscere la sua arte anche ai giovani della mia generazione”. “La storia personale e artistica di Francesco è nata qui, la sua passione per il biliardo giocato nei circoli – aggiunge il sindaco Matteo Biffoni – gli spunti trovati in questa città e trasposti nel cinema e molto altro: c’è tanto di Prato in Francesco e c’è tanto Francesco in Prato”.
“Francesco Nuti ha rappresentato l’identità di noi toscani in un momento di trasformazione del cinema italiano – commenta il presidente della Regione Eugenio Giani – È stato il caposcuola di una serie di film indimenticabili che hanno portato nella cultura popolare e nella battuta quotidiana le nostre caratteristiche, il nostro modo di essere. La cultura cinematografica toscana vede in Francesco Nuti un riferimento assoluto. Perciò il fatto di poter intitolare a lui questo ambiente è una scelta molto bella, che la Regione Toscana condivide e di cui è partecipe, in quanto soggetto a cui risponde la struttura. Uno spazio che vuole essere un luogo d’avanguardia per la promozione del cinema in Toscana e che da oggi porterà il nome di Francesco Nuti: un simbolo dell’attenzione verso un cinema che ha saputo essere innovazione e mettere insieme un respiro nazionale e internazionale con le caratteristiche della toscanità. Come direbbe un altro grande pratese, Curzio Malaparte, questi “maledetti toscani” danno un segno forte”.