Il cinema Modena tornerà a vivere, come il Politeama trent’anni fa
Ok all'aggiustamento di bilancio per il restauro coi fondi del Pnrr e del Comune di Vaiano
Ogni volta che lo vedevo dalla strada 325, grigio, chiuso e abbandonato temevo che a uno dei prossimi passaggi sarebbe stato addobbato con le insegne di un supermercato. Invece il glorioso Gustavo Modena di Vaiano continuerà ad essere ciò che è. Un cinema-teatro, luogo di cultura, spettacolo, aggregazione. Il mondo piacevolmente al contrario, vista la fine di mille altri cinema di città, cittadine, paesi, borghi trasfigurati in centri commerciali, case, uffici o nei casi migliori in palestre per ritemprare il corpo laddove un tempo si ritemprava lo spirito.
Merito del Comune di Vaiano e del sindaco Primo Bosi che ha appena annunciato “l’aggiornamento finanziario del progetto per 865 mila euro”, 600 dei quali provenienti dal Pnrr. La parte residua è stanziata dal Comune.
Un particolare del Modena
La notizia fa tornare i cuori a trent’anni fa, quando impegnata nel salvataggio di un teatro fu Prato ed in mancanza del Pnrr furono le persone comuni a contribuire con generosi assegni, oppure con struggenti lettere inviate per posta e contenenti banconote da dieci, venti, cinquantamila lire. li teatro era il Politeama Pratese, ormai pronto ad esser trasformato in centro commerciale e strappato a quel destino da Roberta Betti, che toccò ogni corda, in città e fuori e conservò l’ex Banchini al suo destino, realizzando una public company di cui tutti fummo partecipi. Abbienti industriali, professionisti, appassionati di spettacolo, fino ai pensionati che inviavano contanti in busta, ricordando serate all’opera accompagnati dal padre che aveva messo da parte i soldi per quel regalo alla famiglia. O una signora che unì alla banconota il ricordo che la serata in platea fu il suo viaggio di nozze. Si era sposata al mattino, la sera il marito la portò a teatro.
La platea del Modena
Anche il Modena di Vaiano ha una storia di cuore e di popolo. Nel 2018 il Comune acquistò il cinema da tempo chiuso, grazie alla donazione di 300 mila euro dell’Associazione per il Lavoro e la Democrazia che destinò alla causa del Modena il fondo di solidarietà creato dai lavoratori della Valbisenzio e di Prato a sostegno degli operai ingiustamentelicenziati nel secondo dopoguerra e poi risarciti per legge.
Quanta vita e quanto cuore c’è dietro un teatro che non muore. Senza pandoresche furberie e spietati sceriffi sui social si arriva dritti al lieto fine. Su il sipario, vecchio Modena.