Flessione industriale e stipendi colpiti dallo shock dell’inflazione. E’ la fotografia scattata dall’Irpet nel suo rapporto annuale sull’economia della Toscana. Il ciclo economico regionale ha rallentato la sua crescita nel 2023, dopo l’accelerazione dei due anni precedenti: il Pil registra solo un +0,7% rispetto al 2022, un decimale di punto in più rispetto alla dinamica del Pil nazionale del +0,6%. E’ l’intera economia mondiale a rallentare nel 2023, spiega l’Istituto per la programmazione economica regionale: hanno pesato e continuano a pesare le politiche monetarie restrittive intraprese per combattere l’inflazione, le persistenti tensioni geopolitiche e il peggioramento della fiducia di consumatori e imprese. Su base annua, a ottobre 2023, l’indice della produzione industriale ha registrato in Toscana una flessione, pari a -3,4% e maggiore di quanto osservato in Italia. La diminuzione dell’attività economica sembra aver raggiunto il suo picco negativo nel secondo trimestre ed è collegata al rallentamento delle esportazioni. Sul fronte delle vendite internazionali, la Toscana ha comunque fatto meglio della media italiana, oltreché delle altre principali regioni esportatrici, tutte col segno meno nel 2023; a fare male è il distretto pratese, come raccontato da Confindustria Toscana Nord, Prato Trade Valori e da Intesa San Paolo nel suo “Monitor dei distretti della Toscana”, che segnalano un calo della produzione del -3% in volume e del 5% dell’export in valore per la produzione pratese di tessuti. Tornando al dossier regionale di Irpet, segnali positivi arrivano dal turismo e dai dati dell’occupazione. Nei primi 8 mesi del 2023 il turismo in Toscana ha segnato un +5,3% di presenze rispetto allo stesso periodo del 2022. A trainare è quello straniero, tornato praticamente ai livelli del 2019. In crescita anche l’occupazione: fra gennaio e novembre il numero di dipendenti è aumentato del 3% rispetto al 2022 (a crescere sono i contratti a tempo indeterminato). A fare da contraltare alla crescita occupazionale, la rilevante perdita del potere d’acquisto dei salari: tra la riduzione del 2023 e quella del 2022, il salario reale dei lavoratori toscani si è contratto di 7 punti percentuali. Le imprese invece hanno mantenuto inalterati i margini di guadagno, trasferendo sui prezzi di vendita i maggiori costi dei fattori produttivi. Riguardo alle previsioni per il biennio 2024-25, la crescita del Pil toscano dovrebbe essere del +0,8% per entrambi gli anni, in linea con l’andamento nazionale (+0,7% e +1%) ma caratterizzata comunque da estrema incertezza.