Andrea Toccafondi: “Quando Riva mi consigliò di comprare il Cagliari”
L'ex presidente del Prato racconta l'amicizia con Rombo di tuono. "Fu lui a farmi acquistare Ravot e Loi. Ci univa l'amore per le sigarette"
“Gigi Riva? Mi fece prendere Ravot e Loi. Li aveva seguiti dalle giovanili del Cagliari e fu lui a segnalarmeli. Sono stati due buoni acquisti”.
È un ricordo di mercato il primo pensiero che Andrea Toccafondi, dal 1979 al 2021 proprietario – e a lungo presidente – del Pratocalcio esprime alla notizia della morte dell’ex campione del Cagliari e della Nazionale.
Il secondo ricordo, che Toccafondi fa seguire di getto, è personale.
“Eravamo due grandi fumatori. Spengevamo una sigaretta e accendevamo la prossima, senza fermarci mai. Io ho smesso due anni fa, lui non so”.
Andrea Toccafondi, 77 anni da poco compiuti, parla da Bergamo, dove ha una grande azienda di trasporti di acque minerali e non solo, e dove si è trasferito da quasi trent’anni con la moglie. All’inizio della carriera nel calcio, Toccafondi faceva spesso riferimento alla frequentazione con Gigi Riva.
Nella ricerca di un pratese che ricordasse Rombo di tuono come uomo e come uomo di calcio, impossibile non interpellare lui.
Toccafondi, come conobbe Riva?
“Ero da poco entrato nel calcio e la mia azienda lavorava con la Sardegna. Lui era nel Cagliari e fu normale conoscersi, durante i miei viaggi di lavoro. Cominciammo a sentirci e a frequentarci. Una volta che il Cagliari giocò a Bologna mi invitò a seguire la partita”.
Nel giugno del 1981 i giornali scrissero che lei stava per acquistare il Cagliari.
“La mia azienda aveva per cliente la Sir di Rovelli, che andò in crisi. Un commercialista di Cagliari che curava i miei interessi in Sardegna mi accennò alla possibilità di rilevare il club, che era legato al gruppo Rovelli. Presi 48 ore di tempo e ovviamente mi consultai con Riva”.
Come andò?
“Eravamo entrambi a Milano per il calciomercato. Io alloggiavo all’hotel Cavour, lui poco distante. Andammo a cena in via Fatebenefratelli. Venne anche l’avvocato Massimo Taiti che si trovava a sua volta a Milano”.
Cosa chiese a Riva?
“Se quel Cagliari avrebbe avuto la possibilità di salvarsi, l’anno seguente. Nella rosa c’erano Corti in porta, Brugnera in difesa, Piras a centrocampo, Selvaggi centravanti. Riva mi disse che non ci sarebbero stati problemi a restare in serie A”.
Quel Cagliari sarebbe arrivato dodicesimo, fermando all’ultima giornata la corsa della Fiorentina verso lo scudetto. E Selvaggi diventò campione del mondo con gli azzurri di Bearzot.
“Riva conosceva il calcio e conosceva quel Cagliari. Mi consigliò bene”.
Lei però rinunciò alla società sarda.
“Da due anni avevo acquistato il Prato, mi spiaceva lasciarlo e sarebbe stato difficile trovare un acquirente”.
Il Cagliari finì ad Alvaro Amarugi, presidente del Grosseto.
“Quando in certi affari ci si trova a competere in due, il più riflessivo è bene faccia un passo indietro”.
Lei “riflessivo”. Eppure appare istintivo.
“Esistono il calcio e il gioco.del calcio. Questo è fatto di mediani, portieri, centravanti. Il calcio da tutto il resto. E nel calcio serve testa sulle spalle”.
Rinunciò alla serie A, ma col Prato non ha raggiunto nemmeno la B.
“Il Prato e l’Empoli sono le uniche società mai fallite in Toscana. Però, lei mi ha promesso di parlare di Riva”.
Nonostante la sua rinuncia al Cagliari il rapporto fra Riva e lei non si esaurì.
“No. E contribuì a tenerlo acceso Mario Ciampi, gran conoscitore di calcio (fu stimatissimo talent scout ndr) che Riva considerava suo braccio destro. Esaurito il rapporto col Cagliari, Ciampi tornò a vivere a Prato e collaborava con noi”.
Da qui i consigli di Riva su Ravot, arrivato nell’84 e su Loi, giunto l’anno dopo”.
“Sì. Molto preziosi”.
Riva entrò nello staff della Nazionale. E a fine 1991 l’Italia di Sacchi e Baggio giocò un’amichevole col Prato al Lungobisenzio.
“Sono eventi pieni di politici, di persone che non hanno a che fare col calcio. Con Gigi ci salutammo prima e dopo la partita. In quelle occasioni non ci sono margini per parlarsi fra amici”.
Da quanto tempo non vedeva o sentiva Gigi Riva?
“Da tanto, ormai. Ieri (domenica 21 ndr) appresi dalla tv che non stava bene. Problemi di cuore. Anch’io ne ho avuti, alcuni anni fa. Oltre al fumo, ci accomunava anche la malattia al cuore, che da tempo mi costringe a riguardarmi, a non uscire col freddo che quassù si fa sentire, a lavorare da casa. Gigi Riva non ce l’ha fatta. Non immaginavo che se ne sarebbe andato così presto”.