Alla Tenda di Mezzana da 25 anni c’è la preghiera interreligiosa
Dopo una iniziale diffidenza, l'iniziativa è diventata una vera occasione di dialogo, condivisione e rispetto reciproco. Venerdì 26 gennaio alle 21 ci sarà la venticinquesima edizione
«Questa fiammella accesa 25 anni fa con entusiasmo e timore, da un piccolo gruppo di sognatori, continui ad ardere come provocazione». Lo scrive suor Rosaria della comunità delle Orsoline, per ricordare lo speciale anniversario della preghiera interreligiosa, che ogni anno, dal 1999, viene organizzata alla Tenda di Mezzana insieme alla parrocchia, alla associazione La Tenda e alla comunità Bahà’i di Prato. L’idea nacque proprio dalle suore Orsoline, per anni in servizio a Mezzana. «In quegli appuntamenti – sono ancora le parole di suor Rosaria – non c’erano appartenenze perché la preghiera degli uni diventava la preghiera dell’altro. I rappresentati delle varie religioni si ritrovano per dire coralmente che pace, tolleranza, rispetto e accoglienza delle diversità sono possibili se insieme si intrecciano pazientemente i fili di un’unica tela».
L’appuntamento numero 25 torna venerdì 26 gennaio alle 21 sempre alla Tenda (via Ferrucci, 620), uno spazio neutro dove tutti possono sentirsi a casa e proporre la propria spiritualità. «All’inizio non mancarono le diffidenze, ma poi l’iniziativa è stata compresa nella sua portata: abbattere i muri e dialogare nel rispetto reciproco», dicono Giovanbattista Ciani, Milena Pimpinella e Valeriana Lastrucci della Tenda.
Tra i promotori ci sono Parsa Behorouz e sua moglie Fatih, iraniani Bahà’i arrivati a Prato da tempo, religione monoteista nata in Persia nell’Ottocento: «Prima di organizzare una preghiera pubblica ci siamo trovati a casa nostra con suor Rosaria e altre persone della parrocchia che avevamo conosciuto quando nostra figlia frequentava l’asilo, abbiamo pregato e recitato il Padre nostro, è stato un momento così intenso che abbiamo voluto condividerlo e allargarlo ad altri». Negli anni hanno partecipato i buddisti cinesi, gli ortodossi, rappresentanti delle chiese protestanti, musulmani e membri della comunità ebraica. Quest’anno ha dato la propria adesione il pastore Simona Chiaroni della Chiesa pentecostale, da tempo in contatto con don Petre Tamas e la commissione diocesana per il dialogo ecumenico. «Tutti siamo alla ricerca della felicità – osserva Chiaroni – e se trovandoci, nel rispetto delle differenze, siamo felici, è una cosa molto importante. Ai miei figli insegno l’esistenza di un Dio vivo che si manifesta negli altri, anche in coloro che sono diversi da noi».
Lo schema della preghiera interreligiosa è rimasto sostanzialmente immutato negli anni, lo spiegano Laura Roti e Stefano Mazzinghi della parrocchia di Mezzana: «Siamo tutti seduti in cerchio e nel mezzo sono messi in risalto i libri sacri di ogni fede, accendiamo candele, incenso, ci sono i fiori, tutti elementi che richiamano la festa e la meditazione. Condividere la propria fede e ritrovarsi a pregare ognuno con la propria spiritualità crea una spiritualità comune». Michele Del Campo, anche lui parrocchiano aggiunge: «Penso che il Dio della pace sia presente in tutte le esperienze religiose, la preghiera è un seme che per dare frutti deve scomporsi, questo seme può contaminare ognuno di noi e toccare il nostro cuore». Il parroco, don Massimo Malinconi, è arrivato a Mezzana quando la preghiera interreligiosa era «collaudata» da tempo: «Questa iniziativa alla vita parrocchiale ha dato tanto e sta dando tanto alla vita della comunità».