11 Gennaio 2024

Al Cicognini Rodari il liceo del Made in italy

Il dirigente Di Carlo: "Un'opportunità affrontare la materia con taglio liceale". Dalla Mesopotamia al Bisenzio. Gli sbocchi professionali


Il liceo del Made in Italy, indirizzo recentemente introdotto dal governo, opererà in città in seno al Cicognini Rodari. Domani, venerdì 12 gennaio, il collegio dei docenti e il consiglio di istituto si riuniranno per deliberare sull’introduzione dell’indirizzo nell’offerta didattica dal prossimo anno scolastico. La normativa ministeriale prevede che il Made in Italy operi in seno ai licei per le Scienze umane ad indirizzo economico sociale come appunto è il Cicognini Rodari.

Studenti del Cicognini Rodari

Cos’è il liceo del Made in Italy?
“Rispettando l’autonomia degli organi scolastici che dovranno pronunciarsi in merito, credo che per il nostro istituto si tratti di un’opportunità interessante perché per la prima volta la materia viene declinata in chiave ‘liceale’. A differenza di quanto avviene negli istituti professionali, dove il Made in Italy viene coltivato in senso di applicazione agli indirizzi specifici: moda, pelletteria, agricoltura, agroalimentare, alberghiero”, spiega Mario Di Carlo, dirigente scolastico del Cicognini Rodari.

Cosa significa “taglio liceale”?
“Significa che nel triennio sarà data una lettura alla luce del Made in Italy dei vari insegnamenti generali: letteratura, arte, musica, storia, con particolare incisività nelle materie di carattere sociale, giuridico ed economico, come previsto dal Ministero. Una visione complessiva del Made in Italy, non limitata ad aspetti tecnici, settoriali come avviene in altre scuole. Si ricalca un po’ la differenza che a livello universitario intercorre fra i corsi di Giurisprudenza, più settoriali e Scienze Politiche, dove lo sguardo è ampio e interdisciplinare”.

Arriveranno insegnanti formati ad hoc?
“No. Ogni istituto dovrà operare con la risorse umane di cui dispone”

Come  cambiera l’insegnamento, con l’introduzione del Made in Italy?
“Nella visione tradizionale si parte dalla Mesopotamia come luogo di origine delle civiltà. A scuola si finisce così per conoscere quasi tutto del Tigri e l’Eufrate, ignorando però il Bisenzio. Anzi, scoprendolo magari in occasione dell’alluvione. Col nuovo indirizzo si darà importanza alla propria terra, al Paese in cui viviamo, spiegando al ragazzo e alla ragazza dove ti trovi, cosa fai qui, quali indirizzi persegue l’Italia in campo economico, nel diritto. E il ruolo che esercita nelle istituzioni internazionali”.

Oggi i ragazzi non conoscono più frontiere, si sentono cittadini del mondo. Parlano, pensano in altre lingue. Come crearsi un futuro, se si guarda soprattutto in casa propria?
“L’Italia ha una immensa cultura, da vendere in chiave turistica, artigianale, produttiva, di immagine. Occorre che gli italiani la conoscano – e non sempre accade – e ne trasmettano i valori anche nel proprio lavoro”.

Ad esempio?
“Penso al Sud. Si racconta la mafia, la criminalità. E invece nel Mezzogiorno ci sono soprattutto infinite bellezze da apprezzare. E da far apprezzare sempre di più al mondo”.

Mario Di Carlo, dirigente scolastico Cicognini Rodari

Sarà interessante constatare l’impatto di un insegnamento come il Made in Italy, in una città che nel lavoro ha da sempre una spiccata vocazione internazionale come Prato. E nella quale il sistema produttivo è segnato da imprese straniere che contribuiscono alla creazione del Made in Italy locale. Una sfida nella sfida.

 

 

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disegno di Marco Milanesi