12 Dicembre 2023

Treni troppo pieni: passeggeri costretti a scendere e ritardi per tutti

Odissea domenica scorsa per il rientro da Firenze. Ma si tratta di disagi diffusi anche nei giorni feriali fra i pendolari


 

Domenica 10 dicembre, pomeriggio. Stazione Firenze Santa Maria Novella. Il treno regionale per Lucca-Viareggio con fermate a Prato non parte all’ora prevista delle 18.37. Troppo pieno. Eccesso di passeggeri che hanno occupato.ogni posto a sedere e in piedi. Per ragioni di sicurezza occorre uno “scarico” (si dice cosi, di persone). I più scomodi si convincono a scendere e rivolgersi al prossimo che parte alle 19.09. Ma anche quello è superaffollato. Qualcuno scende anche da lì Risultato: entrambi i treni partono zeppi come le scatole di sardine sempre evocate in questi casi. E in ritardo. È un pomeriggio di festa e di temperature miti. Il disagio è andare a cena un po’ più tardi. Nessuno arriverà a scuola a campanella suonata o in fabbrica o in ufficio a lavoro iniziato. O perderà coincidenze, sulla linea locale. Ma all’arrivo si prolungano attese di genitori e parenti, amici e affetti.

Colpisce che il ritardo in partenza non sia dovuto a cause accidentali, lavori in corso, rallentamento di altri treni. Ma ai troppi passeggeri. Sarebbe stato bello e onesto se dagli altoparlanti avessero annunciato che i due treni subivano un ritardo “per eccesso di successo”. In casi del genere sul mercato si adegua l’offerta alla domanda. Si aggiungono vagoni, sicurezza permettendo, si istituisce una corsa bis. Ma sono cose da mercato, da Alta Velocità dove, come in aereo, tutto è regolato da prenotazioni e si può forse provvedere per tempo. Invece sulle rotte locali quelli sono i treni, quella la capienza e chi non trova posto resti giù. Come sulle strapiene diligenze dei film western. Da Trenitalia spiegano che domenica scorsa Firenze era stata presa d’assalto vista la bella giornata prenatalizia. Si era arrivati a orari diversi, ma tutti contavano di ripartire attorno alle 19. Oddio, non era difficile prevedere il rientro in massa per cena e magari aggiungere qualche vagone. Con il covid tornato minaccioso, per di più.

L’azienda ha la risposta pronta: bastava fosse piovuto a metà giornata e tante di quelle persone sarebbero rimaste a casa. E si citano casi – anche di notti di Cspodanno – con treni vuoti a metà benché programmati per viaggiare al completo. E allora? Fra il rischio di treni non strapieni e di utenti, anzi: (buttandola sul contrattuale) clienti che restano a terra o viaggiano come salami, si preferiscono i disagi delle persone?
Di treni che viaggiano troppo pieni o addirittura non partono per la stessa motivazione ci sono esempi ogni mattina, fra i pendolari. Sui social, giorni fa, si segnalava un caso in Valbisenzio. E strapieni erano già i treni in arrivo a Firenze domenica pomeriggio. Salire, per molti, era stata un’impresa.

Cara Trenitalia e cara Regione Toscana. Crisi, inflazione, traffico proibiscono per varie ragioni l’auto, specie per recarsi a Firenze. I bus viaggiano con le difficoltà emerse con le recenti alluvioni e che la stessa Regione ha ufficialmente contestato.
Abbiamo sempre più bisogno di quello che Celentsno in quell’inno preambientalista che era Il ragazzo della via Gluck, chiama “l’amico treno“. Un amico non ti lascia mai a a terra. Trenitalia e la Regione, si sentono amici dei toscani che frequentano le linee locali? O asettiche controparti di un servizio dovuto?

 

 

Buongiornoprato@tvprato.it

disegno di Marco Milanesi