10 Dicembre 2023

Sandro Veronesi: “Il caos fuori da scuola? Un piacere per nonni. Vorrei far da taxi per gli amici dei miei figli”

Le proteste per piazza del Collegio viste dall'autore di Caos calmo, in cui si racconta di un padre che vive in auto davanti alla scuola della figlia


Attorno alla figura di un padre che trascorre nell’auto davanti a scuola le ore che la figlia trascorre a lezione ha costruito l’intreccio di Caos calmo, il romanzo che nel 2006 gli valse il primo dei due Premi Strega che ha vinto. A Prato è cresciuto ed è stato studente e genitore di tre ragazzi che hanno frequentato le scuole cittadine. Come allievo di architettura ha preparato tesine sul quadrante del centro storico fra via Cambioni e San Niccolò.
Nessuno, meglio di Sandro Veronesi, 65 anni, scrittore due volte Premio Strega (l’ultima con Il colibrì nel 2020) è in grado di cogliere ogni sfumatura della querelle che impazza sui social dopo che Tv Prato ha portato alla luce i disagi che si creano in centro storico all’uscita pomeridiana delle scuole. Piazza del Collegio (e non solo) ingolfata di auto già un’ora prima della campanella, con genitori, nonni e nonne che prendono posto in seconda, terza e quarta fila, talora ricevendo multe, pur di essere i primi a riprendere i bimbi.

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Sandro, tu come andavi e tornavi da scuola, quando eri bambino e ragazzo?
“A andavo a piedi al Campino dalla mia casa in Giolica bassa. Al ritorno spesso ci accompagnava Ernesto, il casiere di casa Boretti, incaricato di riprendere Maurizio, mio compagno di classe. Abitavamo dalle stesse parti,.mi scendeva davanti a casa. Alle medie, alle Mazzoni andavo a piedi da via Buozzi”.

Hai cinque figli fra i 33 e gli 11 anni. I primi tre cresciuti a Prato. Come hai fatto con loro?

“Abitavamo in piazza delle Carceri. Andavano a piedi alle Mazzoni, al Classico, al Copernico. In caso di pioggia andavo io a piedi a riprenderli con l’ombrello, qualche volta in auto. Alle elementari al Campino o alle De Andrè li portavo in macchina, senza pretese di parcheggiare davanti al portone. Sostavo in via Balbo, poi a piedi”.

E i due cresciuti i a Roma?

“Li ho sempre accompagnati In macchina, bastano sette minuti. A piedi è un percorso complicato. E mezzi pubblici diretti non ce ne sono: uscendo alle 14 i bimbi pranzerebbero troppo tardi. Non è più come ai miei tempi quando uscivamo alle 12.30”.

 

Nanni Moretti in Caos calmo, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi

La sindrome di Pietro Paladini, protagonista di Caos calmo (interpretato da Nanni Moretti al cinema) sembra contagiosa, se nonni e nonne di Prato ammettono trascorrere in auto, da soli, anche oltre un’ora, pur di essere i primi a riprendere il bimbo di casa.

“Pietro Paladini decide di stare fisicamente vicino alla figlia per compensare la perdita della propria moglie e madre della bambina. In realtà, non compensa niente, perché anche quando la madre era viva non poteva stare in classe. Paladini compie un piccolo abuso rispetto alla volontà della figlia, che non gli chiede mai di starle vicina in quel modo”.

 

I nonni che occupano piazza del Collegio, invece? Furbetti del volante che cercano di accaparrarsi i posti al sole oppure, come Paladini, adulti iperprotettivi?

“Nessuna delle due. Gli assembramenti all’uscita di scuola, da parte di chi ha tempo da dedicarvi, sono la concessione a un innocente piacere. La scuola richiama il ricordo dell’infanzia e la gioventù di cisscuno di noi; e ricrera ogni giorno nuove, belle sensazioni al contatto con bimbi che escono correndo, sorridendo e mettono allegria. Avendone le possibilità, il portone di una scuola è il luogo migliore per trascorrere un’ora dichiarando implicitamente il proprio star bene: non sono oberato di impegni, ho del tempo, lo dedico agli affetti più cari. Parlando con altri genitori e nonni. Ripagato dal nipotino che corre incontro felice”.

Ma intanto la piazza è ingolfata, rimbomba di clacson e odora di gas di scarico.

“Il fatto che nel caso del Cicognini ci si trovi in centro storico e che in quel tratto ci siano tre scuole, incide e chi va a riprendere i bimbi dovrebbe esserne consapevole e rispettoso. Magari, al mattino tutto di svolge più in fretta, coi babbi che lasciano i bimbi, poi vanno al lavoro. Ma le code alle scuole sono  messe in conto anche da chi vi è coinvolto per caso: si è consapevoli che passano, si smaltiscono presto- Si è meno ben disposti a tollerare la fila alle Poste”.

 

Sandro Veronesi

 

Com’è che Paladini, nel libro, nel film decide di interrompere le giornate nella station wagon di fronte a scuola?

“Glielo chiede la figlia, cui aveva imposto la sua decisione senza consultarla. In classe i compagni, sottolineavano il curioso comportamento del padre e lei, imbarazzata, lo prega di interrompere. Fuori dalla finzione, arrivato a 11 anni anche mio figlio Zeno non ha particolare piacere di trovarmi di fronte a scuola. Preferisce uscire in autonomia e magari ci incontriamo alla macchina, a breve distanza”.

Per risolvere la questione Cicognini abbiamo proposto il ricorso allo scuolabus, magari pagato dalle famiglie. Anche solo per il rientro.

“C’è da superare l’aspetto del piacere negato agli adulti nel non recarsi più a scuola. Negli Usa il trasporto pubblico è tutt’uno col concetto di insegnamento: la scuola inizia e termina sulla soglia di casa, comprende il viaggio per raggiungerla e rientrarvi, che lo studente affronta da solo, con mezzi pubblici. Caos calmo, benché tradotto in diversi paesi, non ha avuto successo negli Usa, dove a parte alcune zone di Manhattan, nessuno accompagna i figli in auto a scuola Nessuno capirebbe il dramma di Paladini, neanche se fosse lo stesso George Clooney a interpretarlo”.

In una scuola elementare di Prato una giovane mamma ha minacciato l’assessore, affinché il giardino avesse un manto sintetico anziché in erba naturale. Erba, a suo dire, pericolosa per i bimbi.

“Avendo cinque figli di varie età partecipo ininterrottamente al mondo della scuola da metà anni Novanta. Ho visto cambiare profondamente l’atteggiamento dei genitori. Mia madre mi lasciava attraversare il Cantiere, ma solo se tardavo mezz’ora iniziava a preoccuparsi. Oggi i genitori sonoimmediatamente  molto più apprensivi”.

Il mondo si è fatto più pericoloso?

“Oggi esistono strumenti di controllo impensabili solo trent’anni fa, dai telefonini al registro elettronico. Ad accrescere ansie e apprensione sono le chat. E le sottochat”.

Partecipi anche tu?

“Obbligatorio, per ogni genitore. Sono nelle chat delle classi di Nina che è in prima superiore e di Zeno che frequenta la prima media. Nessun genitore usa la chat per annunciare una ‘figata‘, che la giornata è bella, che c’è il sole. Chi scrive, si lamenta, accusa. Sfoga ansie e apprensioni. Come la mamma che chiede l’erba sintetica. Se pensiamo che la scuola coinvolge nove milioni di italiani ci rendiamo conto di quanto le chat incidano sul costume e le abitudini del paese”.

Il Convitto nazionale Cicognini

A proposito. E se al Cicognini utilizzassero le chat per organizzare fra genitori e nonni turni per riaccompagnare oltre al bimbo di casa anche amici o amiche?

“Sarebbe una buona idea per ridurre l’impatto sul traffico, socializzare e attribuire alle chat una funzione propositiva, non solo di protesta o lamentela. Ci fosse una forma di car sharing per riaccompagnare i bambini o i ragazzi a casa, vorrei partecipare subito. E inviterei altri genitori a fare altrettanto. Posso assicurare che riprendere i bimbi in piscina è una ‘palla’, tra docce, phon, rivestirsi. L’uscita da scuola, in confronto, è una festa”.

Quindi, se avessi un figlio al Cicognini saresti pronto a riportare a casa anche i suoi amici.

“Ci fosse l’occasione, mi iscriverei come volontario. Sarebbe bello essere ciò che il signor Ernesto fu per me, per noi bambini, tanti anni fa caricandioci in macchiuna  eriaccompagnandoci a casa dalle elementari al Campino”.

 

 

disegno di Marco Milanesi

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