Piazza del Comune, cuore della città, anche di notte. Ma servono educazione e servizi
Nell'unica piazza senza chiese, superati tabù e paternalismi, trionfano movida, cibo, tradizioni, cultura. Cestini e wc contro il degrado
Piazza del Comune, cui TV Prato ha dedicato il focus settimanale, non ha traffico. E non ha residenti, visto che non ci sono portoni di case private che vi si affaccino. Due prerogative che la rendono diversa da ogni altra piazza non solo di questa città. Non ci passa nessun veicolo, ma quando si concede, fa le cose in grande. Grande, come iltirincastrato fra il Bacchino e il gazebo del Buonamici, spinto lì dalla deficienza artificiale del navigatore, forse impreparato a fronteggiare due strade così vicine intitolate al medesimo cognome Mazzoni…
Il tir rimasto incastrato in piazza del Comune lo scorso febbraio
Quanto ai residenti, sono parecchi i fortunati ad avere affacci su piazza del Comune. ma i portoni di accesso sono sul corso, via Ricasoli, via Cairoli. Fortunati, sì; non ci sono altre parole se dalle proprie stanze vedono la piazza ben proporzionata, su cui ogni secolo ha lasciato impronte. (E non era necessario che quello corrente lo facesse con abbacinanti parallelepipedi a panchina).
Le controverse panchine in piazza
Da dietro ogni finestra si contesterà la definizione di fortunati a causa di quelli della notte, assembrati in estate e non solo e già il loro moderato parlare non fa dormire. Se poi ci mettiamo la musica improvvisata. E la mancanza di wc.
Problemi (o gioie, dipende dai punti di vista o d’ascolto) che la città operosa e un po’ calvinista del dopoguerra aveva sbrigativamente risolto, chiudendo l’ippodromo, là in periferia. E chiudendo il caffè che si affacciava sulla parte più bella della piazza, fra il Bacchino e il Pretorio. Casomai qualcuno si fosse fatto tentare dalle corse o dalle carte e non lavorasse. Giocandosi il patrimonio. E pazienza se seduto in quel caffè c’era stato Malaparte, raggiunto talvolta dai fiorentini delle Riviste con in testa il Papini delle Stroncature e il giovane Armando Meoni a spiarli. E pazienza se a Pistoia, Montecatini, Lucca, Viareggio per tacer di Firenze, si tenessero in gran conto il Valiani, il Tettuccio, il De Simo, il Margherita, caffè oggi trasferiti, chiusi o alle prese con ordinarie difficoltà, ma allora imperiosi.
La piazza,bellissima, vista dall’ingresso del palazzo comunale
A spegnere ogni ardore, ecco sotto.le logge lato Pretorio aprire il Museo di Scienze naturali, sbrigativamente detto degli “uccelli impagliati“, da cui uscii quasi terrorizzato da bambino. Uscirono anche le impolverate teche e le formaline, divenute nucleo base del Centro di Galceti. Torna il caffè? Macché. Arrivano i cassoni del centro meccanografico del Comune. Oscurantismo del Pci? Per carità. Erano stagioni illuminate, pioggia di ordini di flanelle e velour e di soldi. Tutti più ricchi e si domini ogni pulsione. Si vada fuori città per il gioco, per i cavalli, per le spese, per Venere. Per la gola, due passi e Mattonella turbava palati e coscienze col dilemma mantovana o biscotti? E poi: solo mandorle o misti? A Bacco si è provveduto direttamente in piazza, col dio del vino in versione giovanile che sgorga acqua dalla bocca di puttino. Acqua, non vino. Capito il segnale? La sola piazza della città senza una chiesa aveva esorcizzato ogni peccato e tentazione.
Il Bacchino di Ferdinando Tacca
Da una trentina d’anni ci siamo svegliati. Come ammoniva Pietro Vestri sarebbe venuto il giorno in cui la consorte del prefetto avrebbe gradito un thè al pomeriggio e sarebbero serviti locali all’altezza. A fatica, li abbiamo ottenuti, anche se a guidare la Prefettura sono state soprattutto donne e non ci sono tracce delle abitudini dei rispettivi mariti. Piazza del Comune si è intanto abbandonata ai piaceri. Alfredo e le Logge son pieni, il Bacchino continua a sgorgare acqua, ma il vino è nei calici dello spritz, il Pretorio è un bellissimo museo e dal tetto la piazza giù è un brulichio e Datini sembra danzare con le braccia aperte e i drappeggi del tabarro che paiono mossi dal vento.
Datini visto dal basso
Da ser Francesco di Marco e dalle carte che, scolpito nel marmo, impugna nella mano sinistra non s’impara più solo la tecnica di come pagare o pagare più tardi possibile e come comprare e vendere in nome del guadagno. S’impara direttamente la Storia ed è come passare dall’istituto tecnico al liceo. E da Mattonella ci vuol l’armocromista per abbinare ai tanti nuovi gusti dei biscotti i colori dei sacchetti o delle cordicelle che li racchiudono. Intorno al Comune si gustano come sempre aromi inebrianti grazie all’immarcescibile Padovani, ma si sorseggia, si assaggia, si mangia di più, e si compra di meno, spariti Lavarini, la Citta di Milano, Mauro Barbieri, trasferiti Berretti e l’edicola sostituiti per lo piu da catene monomarca. In piazza del Comune ci s’incontra, come dev’essere. Se poi la sera si è tanti, troppi, servono educazione e servizi nel senso di portarifiuti e nel senso proprio e prosaico di gabinetti che non diano al solito incontinente l’alibi di farla in strada e a chi passa e annusa il destro per chiedere i fatidici “più controlli”. Come se non Prato, ma l’Italia dovesse avere 30 milioni di cittadini e altrettanti poliziotti a marcarli giorno e notte.
Una pattuglia in piazza del Comune
La piazza del potere civile ha bandito i vecchi paternalismi da stato etico e gode laicamente dell’arte, della cultura, del cibo e del bere. Dell’incontrarsi fra persone. A capodanno nel democratico spartirsi di epoche musicali con le strade vicine (in via Pugliesi anni ’70 coi Fun Cool ecc), piazza del Comune si terrà il repertorio più recente, con dj set di Radio Bruno assieme al pubblico più giovane. Altro che uccelli impagliati.