28 Dicembre 2023

Elezioni: fuochi d’artificio a Firenze, noia a Prato. È ora di svegliarsi

Nel capouogo Pd spaccato e un Papa straniero per il centrodestra. Qui tutti al coperto attendendo la mossa dell'avversario


 

Rispetto a Firenze, nella vita, Prato è sempre stata la città sbarazzina consapevole di avere davanti un futuro più grande del suo pur ragguardevole passato. E via a buttarsi senza troppo pensare nelle imprese del lavoro, ma anche in certe iniziative pubbliche visionarie – dal depuratore al museo di arte contemporanea – che qui ci siamo dati quando ancora il capoluogo era aaccartocciato in vaghi progetti.

Quando dipende da se stessa, Prato esprime vitalità sorprendente. Individuale, come per gli imprenditori, gli  artisti e gli sportivi che ci sono nati e cresciuti. E collettiva come con Prato Expo, Premiere Vision, il Politeama acquistato da tutta la città.

Quando dipende da altri – la stessa Firenze, in primis e poi da Anas, Autostrade, Ferrovie – a Prato tutto diventa pastoia, grigiore e sabbie mobili.

Alla luce di tutto questo sorprende vedere che in politica ora tutto proceda a parti invertite.

In politica Firenze e Prato sono gemelle per coalizione di centrosinistra, per tempi di insediamento (2014, acme del Renzismo), età anagrafica dei sindaci e per il vago avvenir che ognuno dei due ha davanti, fra un ventaglio di opzioni e la fine delle rendite scontate.
Tuttavia, le due città si avvicinano alle elezioni con opposti comportamenti.

Su ogni fronte.

Firenze è un fuoco d’artificio che annuncia botti in serie dopo quello iniziale e deflagrante della candidatura Funaro. Una candidatura senza primarie strappata (o imposta) da Nardella a Schlein a costo di spaccare il Pd come sta accadendo con la probabile lista Del Re e il possibile allearsi di questa con Renzi. E qui le menti galoppano fino a battezzare una fra Stefania Saccardi e la stessa Del Re fin da ora come sicura vicesindaco. In una giunta di centrodestra oppure di centrosinistra sarebbe un dettaglio deciso dalle trattative pre-ballottaggio.

Per dimostrarsi all’altezza degli effetti speciali prodotti dal centrosinistra, il centrodestra corteggia ricambiato il Papa straniero Eike Schmidt, tedesco appena liberato dalla direzione degli Uffizi, brillantemente condotta non senza scintille con Nardella. I fiorentini hanno già i pop corn in una mano per godersi lo spettacolo e la matita nell’altra per votare chi eleggere. Anzi. perfidamente, chi eliminare  dallo show.

A Prato di  questo spettacolo si ascoltano gli echi, si avverte in bocca il sapore acre della polvere pirica. Qui c’è una corsa ciclistica stanca dove tutti insieme, nel gruppo si pedala piano e talvolta all’indietro per sganchirsi le gambe. Tre nomi di qua, tre di là, ma non è X Factor, semmai l’eccelso ma austero Pirandello dei Sei personaggi in cerca d’autore. Perché la sensazione è che ci deciderà per primo sceglierà fatalmente anche l’avversario. Si procede ancora fra calcoli tipo se candidano lui/lei, allora meglio quello/quella, ma se c’è l’altro/altra allora ce la faccio anch’io.

A Firenze, hanno scelto di combattere sui nomi (non proprio eccelsi, Schmidt a parte, con la sua carica di novità). A Prato dove si attendono i nomi come si attende Godot, non si lotta neppure sui contenuti (eh, averne). Al momento, non si lotta proprio. Il centrodestra potrebbe intanto attaccare a partiti unificati su ciò che non ha funzionato in dieci anni, ma non lo fa. Per non scoprire le carte al candidato, per difficoltà di far sintesi o perché poco pugnace? Più comprensibile il viaggiar coperto del centrosinistra, ancora impegnato al governo. In mezzo al gruppo Taiti è andato in fuga dopo la partenza guadagnandosi visibilità – se ne avesse bisogno -. Targetti aggiunge alla verve da birbante (la conservi) una visione di città meritevole di confronto. Il resto è gruppo dove troppi in cuor loro non si rassegnano ad esser gregari, ma nessuno si erge a capitano coraggioso. Si aspetta Roma? Lasciamo decidere a Meloni e Schlein? Ricordiamoci come finiscono le cose pratesi affidate fuori. E ricordiamoci il monito del vescovo Nerbini, a Santo Stefano a proposito dell’astensionismo nel voto, anche in quello amministrativo, di solito il più partecipato. Le pagine dei giornali  sui probabili candidati non interessano più i lettori. Sta ai partiti non stancare oltre anche gli elettori.

 

 

Buongiornoprato@tvprato.it

 

disegno di Marco Milanesi