Villa del Mulinaccio alluvionata, il sindaco di Vaiano si appella ai volontari: “Domenica aiutateci a ripulirla”
Sarà necessario un importante intervento di restauro architettonico, ma intanto servono braccia per i primi interventi
La Villa del Mulinaccio è stata una delle vittime più illustri dell’alluvione del 2 novembre scorso. La furia del torrente che scorre a monte del complesso storico ha investito, con centinaia di metri cubi di fango e detriti, il percorso d’accesso, lo splendido prato del Ninfeo, il piano terra della tinaia, le antiche cantine (dove l’acqua ha raggiunto i due metri), lo stesso giardino e il parco della villa. L’effetto, come dimostrano anche le immagini scattate all’indomani dell’evento con il drone dal fotografo Marco Cavaciocchi, è stato disastroso e il recupero del magnifico complesso monumentale è davvero impegnativo. Sarà necessario un importante intervento di restauro architettonico. Fortunatamente almeno l’elegante piano nobile è stato risparmiato.
In queste ore un’impresa specializzata si sta occupando di rimuovere i detriti anche per garantire l’accesso agli spazi, ma non basta. Per questo il sindaco Primo Bosi con la giunta lancia un appello ai volontari. “La Villa del Mulinaccio è un bene davvero prezioso che appartiene a tutta la comunità – annuncia Bosi – Domenica mattina, a partire dalle 9 e fino alle 16, ritroviamoci insieme per proseguire l’intervento di pulitura degli spazi della villa, adesso serve l’aiuto di tutti”.
Nei giorni che sono seguiti all’alluvione – anche se la priorità era mettere in sicurezza le persone – l’amministrazione comunale, con le assessore Boni e Fioravanti, e la Fondazione CDSE ha verificato attentamente la situazione. Si è proceduto con interventi tampone per evitare ulteriori danni. Oltre ai tecnici del Comune di Vaiano, per verificare la situazione e ipotizzare gli interventi, sono arrivati i funzionari della Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio, guidati dalla dottoressa Francesca Leolini, e i carabinieri del nucleo tutela dei beni storico artistici. Nelle cantine, pesantemente danneggiate, si è lavorato con le idrovore per rimuovere acqua e fango. Intanto grazie ai volontari del Centro di scienze naturali e dell’associazione Aiuti dalla Vallata si è proceduto a ripulire dal fango gli oggetti in legno, risalenti all’Ottocento e al primo Novecento, che fanno parte della collezione etnografica della vita contadina.
Il Mulinaccio costituisce un’emergenza architettonica di grande valore a cui i vaianesi sono profondamente legati. Il Comune di Vaiano l’aveva acquistata nel 2003 per circa 2 milioni e 700 mila euro con il contributo della Provincia che aveva messo a disposizione il 30% della spesa. La villa, oltre che dal pregio architettonico, è caratterizzata dal Parco degli alberi rari e delle essenze, creato da Giuseppe Vai, membro dell’Accademia dei Georgofili, a partire dal 1845.
Il nucleo originario del Mulinaccio fu edificato tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento da Cosimo Sassetti (filomediceo, conte palatino di Leone X de’ Medici) su una precedente “casa da signore”. Il nome deriva alla località da un antico mulino, non più esistente. Passata agli Strozzi nel 1609, venne venduta nel 1661 ai Vai di Prato che ne fecero il centro di una vasta tenuta (con ben 36 poderi nelle parrocchie di Caiano, Casi, Popigliano, Schignano e Cerreto). I Vai ne conservarono la proprietà fino all’estinzione della famiglia, nel 1941, quando la villa passò ai Franchi, e più tardi ai Bruschi da cui il Comune l’ha acquisita.