29 Novembre 2023

Ospedale allagato: individuare le cause perché non si ripeta più

Otto milioni di danni e città priva del presidio nel cuore di una calamità. Verità, non caccia alle streghe


Due ore e mezzo di pioggia, otto milioni di danni. È il prezzo, annunciato dopo la conta, dell’allagamento delle strutture interrate e del pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano, avvenuto nel pomeriggio del 2 novembre scorso. Alle 16.30 iniziò la tempesta, prima delle 19 facevano il giro della città le immagini degli allagamenti, dell’acqua ben oltre il metro di altezza che riempiva le aree fortunatamente prive di pazienti (non osiamo pensare) ma che rappresentano testa, cuore muscoli dell’ospedale. Ascensori bloccati, sostituiti da personale della protezione civile che spostava a braccia I pazienti. Posta pneumatica, ferma con paralisi nella distribuzione dei farmaci e dei pasti (questi ultimi serviti per giorni su vassoi di  cartone e senza scelta del menu). Dipendenti che persero valori ed effetti personali negli spogliatoi.  Medici e infermieri che nei giorni successivi si presentarono con camici color beige fuori ordinanza e calcomanie di cartoni animati: il vestiario offerto da altri ospedali per tamponare l’emergenza creatasi a causa dei guardaroba sommersi.

Otto milioni sono tanti, anche se coperti da assicurazione: sono quasi la metà dei 19 milioni che serviranno per costruire la palazzina Biancalani necessaria per restituire al Santo Stefano i letti mancanti rispetto al Misericordia e Dolce. Sono tanti, ma non sono tutto: va aggiunto il danno immateriale per la popolazione che nel cuore della maggiore calamità che si ricordi  a Prato si trovò per 36 ore priva del pronto soccorso (ambulanze dirottate a Careggi e Pistoia) e con l’ospedale in parte paralizzato. Da riferimento per la cura a principale problema della città: da un ospedale ci aspetteremmo ben altro ruolo, nel cuore di un’emergenza. Specie se nuovo di pacca, appena dieci anni di vita e alle prese con la prima, grave sollecitazione.

Importante ora capire le cause del perché l’ospedale sia finito sott’acqua tanto rapidamente. Ed ovviarvi. Non per scatenare caccia alle streghe, ma perché il dramma non abbia a ripetersi. Perché l’allagamento avrà un’origine tecnica da eliminare e non sia considerato solo  frutto di vaghe per quanto affascinanti cause socio-economiche. Rimediare per avere un futuro in sicurezza, questo è il bene principale. Per tutti. Anche se comporterà la scoperta di responsabilità che qualcuno dovrà accollarsi.

 

Buongiornoprato@tvprato.it

disegno di Marco Milanesi