3 Novembre 2023

L’ospedale Santo Stefano allagato una vergogna per la città

Dopo il disastro ripartire assieme con spirito pratese. Grazie a chi ha operato nella notte. Inammissibile il pronto soccorso sott'acqua


 

 

È il momento di dire Forza. Forza Prato, forza Valbisenzio, forza Montemurlo, forza Seano, Poggio, Carmignano. Forza, rimboccarsi le maniche e asciugare, rimuovere ciò che l’acqua ha invaso e trascinato. Ripartire. Tutti, sindaci e cittadini. Amministratori e famiglie. Imprese e lavoratori. Politici. Con spirito pratese. Ed è il momento di piangere le due persone che hanno perso la vita a Montemurlo, nelle loro case al piano terreno. E di dire grazie e qua la mano alla Protezione Civile, a chi per professione, volontariato, istinto di sopravvivenza, solidarietà o dovere d’ufficio è rimasto in piedi e ha lavorato tutta la notte e lavora e lavorerà per fronteggiare l’accaduto.

Ripartire con la vita normale, le piccole cose, poi le più grandi. La percezione esatta dei danni materiali, in aggiunta a questa notte di paura e di angoscia collettive che non avranno mai un prezzo, consentirà di individuare nel dettaglio le responsabilità su un disastro che ha investito la Toscana del Nord più o meno con uguale intensità e quantità di pioggia. Ma ha provocato danni soprattutto a Prato.

Prato, terra fragile, percorsa a est e a ovest da un fiume, il Bisenzio in genere tranquillo e da un torrente pericoloso più di un fiume, l’Ombrone, che trentuno anni fa invase e distrusse Poggio a Caiano.

Discuteremo sui sistemi di allarme e di allerta multicolori, affidati alla tecnologia. Sui sottopassi allagati non da ieri, ma gia dalla prima “pipì di angeli”, tardivamente caduta dieci giorni fa. Sulla manutenzione delle fognature sempre ostruite quando dovrebbero essere libere e c’era tutto il tempo per farlo. Sul fatto che paghiamo tre o quattro volte (fra bollette e bollettini di altrettanti enti-aziende, più la fiscalità generale) per averle sgombre, le fognature e non lo sono mai in autunno. Sul fatto che le piogge di novembre non sono imputabili solo al cambiamento climatico, ma al regolare corso della natura che colpì Firenze il 4 novembre 1966, Poggio a Caiano il 30 ottobre 1992. E Campi Bisenzio ancora di questi tempi. Su una Regione puntigliosa nel salvare l’aria dai fumi a legna dei caminetti e sorpresa da una ben più grave e prevedibile vicenda d’acqua.
Su una viabilità ordinariamente strozzata da due ponti inadeguati, che ieri ha imposto un’ora e mezza per coprire 12 km fra i Gigli e l’ospedale Santo Stefano.

Ecco, il Santo Stefano. Ci sarà tempo per ogni riflessione, dibattito, polemica sui punti elencati sopra, nella concitazione di una notte difficilissima.

Su un punto però non si può rimandare il giudizio. Ma scandalizzarsi e gridare subito vergogna. Sono inaccettabili le immagini dell’ospedale Santo Stefano con i piani interrati sommersi, l’acqua a cascata dalle scalinate ad invadere spogliatoi e corridoi, sommergere letti attrezzati in deposito e che avrebbero fatto comodo ai malati dei piani alti. E il piano terra che alle otto di sera stando alle segnalazioni era allagato per qualche centimetro fino agli ascensori.

Ma ciò che fa più male sono le righe contenute nel resoconto notturno del sito di TvPrato: pronto soccorso allagato, infiltrazioni di acqua nella camera calda, perfino nella sala triage.

Quindi: pazienti arrivati in ambulanza dirottati in altri ospedali.

In una notte come quella vissuta è da mettere in conto che un ospedale chieda soccorso ad altre strutture. Perché l’evento è grande e magari i malati che arrivano all’improvviso sono troppi.

Qui invece il malato è l’ospedale.
Non solo perché piccolo. Ma anche perché costruito male.

Problemi di allagamenti si sono registrati anche negli ospedali di Pontedera, Empoli, Borgo San Lorenzo, come riporta Qn La Nazione a pagina 3 del fascicolo nazionale. Non c’è mezzo gaudio: le altre sono strutture datate rispetto a quella pratese. Un ospedale non deve finire allagato ad appena dieci anni e venti giorni dalla sua inaugurazione, quel 13 ottobre 2013. Il Santo Stefano è nato per curare e invece ha già bisogno di cure.

Prato non merita e non ha bisogno di  un ospedale malato.