Fabrizio Moretti: “Salomé sulla Lonely, grandi mostre al Pecci e un super hotel”
Il mercante d'arte pratese risponde alla guida che ignora Prato e scuote la città: "Sii ambiziosa"
“O è stata una svista, oppure è una dimostrazione di ignoranza. Dal punto di vista artistico e culturale, quindi anche turistico, Prato è una delle città più interessanti della Toscana. Anzi, del centro Italia”.
Fabrizio Moretti, 47 anni, mercante d’arte ed antiquario fra i più importanti nel panorama internazionale interviene senza mezzi termini nella querelle fra Prato, sua città natale e la Lonely Planet, “bibbia” delle guide turistiche contemporanee.
La Lonely è rea di aver omesso il nome di Prato dall’unica cartina della Toscana presente nell’ultima edizione del volume. A ovest di Firenze, prima di San Miniato in provincia di Pisa, si leggono solo i nomi dell’aeroporto Vespucci e delle città di Pistoia e Lucca.
Brutta faccenda.
“Dalla Lonely Planet mi aspetterei scuse, oppure una.dettagliata spiegazione sul perché della decisione”.
Fabrizio Moretti con uno dei suoi cavalli
L’assessore Bosi riferisce che è in corso l’aggiornamento dell’edizione e che lo “strano errore” verrà sanato.
“Me lo auguro”.
Comunque Prato è la sola provincia senza alcuna presenza nella Top 15 delle attrattive turistiche della Toscana.
“Assurdo. Fra il pulpito di Donatello, gli affreschi del Lippi nel Duomo non c’è che l’imbarazzo della scelta. E non dimentichiamo il politico di Giovanni da Milano nel museo civico. Dopo Firenze, in Toscana Prato non ha niente da invidiare ad Arezzo, Lucca, Pisa”.
Evidentemente quelle opere non bastano a far sognare i turisti. O chi li orienta.
“Prato non è mai stata brava a scrollarsi da dosso l’ombra di Firenze. E nemmeno a raccontare se stessa”.
Qualcosa si è mosso, di recente.
“Parlo degli ultimi cento anni. Prato non è solo arte e cultura. Ha avuto un’imprenditoria superiore anche a quella di Firenze. Ma non è riuscita a farla conoscere”.
Che sia capitale del tessile è noto.
“Lo era. Oggi tutti identificano Prato per i cinesi”.
Immagine dura da mandar via.
“Gli ultimi sindaci ce l’hanno messa tutta. Cenni riaprì il museo Civico di Palazzo Pretorio, con Biffoni abbiamo avuto alcune belle mostre. Prima c’era stato il restauro del Lippi in cattedrale. Ma l’immagine non si cambia in cinque o dieci anni”.
Fabrizio Moretti
In Toscana ogni città ha capolavori di pittura, il romanico, il Rinascimento. Dura far concorrenza nel terzo millennio.
“Ma il Pecci lo abbiamo solo noi, nel centro Italia. Fino a qualche anno fa era uno dei pochissimi nel paese. Se il Pecci avesse avuto le mostre ospitate da Palazzo Strozzi, quelle che portano indotto, oggi Prato sarebbe conosciuta in tutto il mondo come culla dell’arte contemporanea”.
Le grandi mostre costano.
“Ma restituiscono in presenze, immagine, sviluppo”.
Servirebbe un privato disposto ad investire, in cambio di una remunerazione lontana nel tempo.
“Servirebbe un grande progetto che parta dall’arte e tocchi almeno due aspetti fondamentali del buon vivere: la grande ristorazione, che attrae pubblico. E almeno un grande albergo”.
Siamo lontani. Non riescono a riaprire neppure Palace e Flora. Figuriamoci se arrivano le grandi catene.
“Servirebbe un resort di lusso. Lo vedrei benissimo nel contesto delle Cascine di Tavola. Una struttura in grado di far concorrenza al Four Season di Firenze. Da lì, in auto si potrebbe raggiungere tutta la Toscana rientrando per la notte in uno splendido parco rinascimentale”.
Torniamo alla realtà.
“Nella vita occorrono le ambizioni. Sognare e cercare di realizzare i sogni”.
Prato è stata un crogiolo di grandi ambizioni realizzate.
“Appunto, son cose che la città ha nelle proprie corde”.
Intanto, si punta sul turismo tessile. Visita alle aziende, la trasformazione della lana in tessuto di fabbrica in fabbrica.
“Interessante, ma non è una esclusiva di Prato e non credo che possa muovere grandi numeri, né cambiare la conoscenza diffusa della città”.
La carta Chinatown?
“Non conosco a sufficienza quel mondo, per esprimermi. Lo chieda a un’imprenditore pratese che ci vive a contatto”.
Insomma, consigli alla Lonely Planet un simbolo artistico, architettonico, ambientale di Prato per la nuova Top 15.
“Scelgo gli affreschi del Lippi”.
Magari abbinandoci la storia del frate pittore che s’innamora della monaca Lucrezia, la sposa, la ritrae come vergine Madonna e seduttiva Salomé”.
“Già. E dal matrimonio nasce Filippino Lippi, un altro magnifico pittore”.
Una storia che l’avessero avuta altrove, chissà quante fiction su Raiuno.
“(lieve risata) Sono d’accordo. Forse sarebbe proprio così”.