22 Novembre 2023

Banche, sempre meno pure a Prato: com’è lontano il record di 100 sportelli in città

La Cisl: terza in Toscana per desertificazione. Una storia di modernità, gioie e dolori


La “desertificazione bancaria” che colpisce Prato secondo l’indagine First Cisl suscita sorpresa. L’ottavo e terzultimo posto in Toscana per comuni con zero oppure un solo sportello (immaginiamo si tratti di Cantagallo) suona stonato per la storia, ma non per la cronaca di quello che fino a pochi anni fa era considerata una meta ambita del credito in Italia. Infatti, se la cronaca ci consegna appena tre postazioni bancomat (Atm).sopravvissute in centro storico (oltre alle due di piazza San Marco), la storia recente racconta che la città raggiunse nell’estate 2000 i cento sportelli di istituti di credito. Il traguardo record fu tagliato con l’avvento del Banco Desio in via Valentini. Pochi mesi prima si era assistito a una fuga di dipendenti degna del calciomercato: un intero ufficio di Cariprato passò improvvisamente a un istituto di fuori Toscana che aveva aperto nella sede di un prestigioso negozio di lusso del centro storico.
Aggressività commerciale, terra promessa per tutti.
All’epoca la stragrande maggioranza delle cento filiali in provincia erano del gruppo Mps: la cinquantina di Cariprato, quelle dello stesso Monte e alcune di Banca Toscana, che poco dopo sarebbe stata incorporata dalla capogruppo. Infatti, causa posizione dominante, a ottobre 2002 Mps dovette cedere Cariprato alla Popolare di Vicenza.

Se oltre vent’anni dopo per Prato si parla di desertificazione bancaria, è frutto di due fattori: il chirurgico dimagrimento operato da Intesa San Paolo sul patrimonio di sportelli costruito dalla Cassa di Risparmio  conservato da PopVi ed ereditato da questa. E di una clientela ad elevata vocazione tecnologica, transitata agevolmente all’home banking: oggi non ci sono più ragioni per recarsi quotidianamente in banca da parte delle aziende e almeno una volta a settimana per i privati.

Non c’è più la città che in parallelo all’unità d’Italia delle persone immigrate realizzò anche quella delle banche, accogliendole quasi tutte dal Credito Valtellinese al Banco di Napoli. Oltre a istituti stranieri e a una filiale (le altre a Milano e Brescia) di Extrabanca (nella versione originale di questo testo  era erroneamente  indicata Bank of China:  ce scusiamo con gli interessati e i lettori ndr) al Macrolotto, con suggestiva architettura evocativa di una pagoda.

Prato consacrò al credito ben due assi periferici con alta concentrazione di sportelli (via Valentini e viale della Repubblica), creando due suggestive e comode “city”, ma depauperando il centro storico di un polmone importantissimo. E negli anni ’50 la città vedeva i principali istituti nazionali inviare i più promettenti giovani manager, certi che quì avrebbero imparato molto ed in fretta dalla fantasia e dalle capacità innovative anche in campo creditizio degli impannatori.

La vitalità nel credito si è conservata malgrado Prato sia stata investita in trent’anni esatti da due fortissimi traumi: il crack endogeno della Cassa di Risparmio, culminato nel commissariamento del settembre 1988 e quello esogeno di Banca Popolare di Vicenza risolto nell’estate 2018 dal governo con il passaggio di clientela e conti correnti a Intesa San Paolo. Fra le macerie, i titoli emessi allora dalla Cassa; dieci anni fa da PopVi, che i pratesi acquistarono con fiducia o “costretti” da più o meno aggressive politiche aziendali. Attuale desertificazione o meno, c’era un periodo in cui i pratesi chiamavano “mamma” la banca locale ed altri in cui per timore ne svuotarono i conti. Fra dolori e gioie, angosce ed euforia, il ricordo di un significativo accessorio: l’autobank che apparve alla filiale San Marco della Cassa. Operazioni dal finestrino: si entrava nello sportello (bancario) senza aprire lo sportello (dell’auto). Come al cinema drive in nell’America del.dopoguerra. Non poteva succedere che qui.

Post scriptum A proposito di cinema, il film Cento Domeniche di e con Antonio Albanese di imminente uscita, si gioca attorno a un solerte operaio in prepensionamento che investe la liquidazione in azioni della bancadi fiducia“. Osservando il trailer, non si può non pensare alla Prato di una decina di anni fa.

 

Buongiornoprato@tvprato.it

 

disegno di Marco Milanesi