Cosa viene in mente ai pratesi quando si parla di San Domenico? La piazza dalla reputazione un po’ maledetta, con degrado crescente, microcriminalità, spaccio e il ricordo dei migranti che anni fa vi stazionavano, cellulare in mano, sollevando indignazione. Oppure le attività associative e culturali che si svolgono nel chiostro dell’antico convento, crocevia di dibattiti, presentazione di libri, incontri conviviali, piccoli concerti.
Una contraddizione vivente, San Domenico, con le mura della chiesa e del convento che separano espressioni così accentuate di bellezza e degrado, spiritualità e spaccio, cultura e paura dei commercianti di fronte allo scatenarsi di risse e regolamenti.
Tv Prato ha iniziato da lì il viaggio nelle piazze del centro, malate di solitudine o di eccesso di folla. San Domenico né l’una né l’altra, perché gli eventi nel chiostro gestito da ‘Prato culture’ sono frequenti e affollati da un pubblico che però, varcato il portone guadagna frettoloso l’auto e rincasa. La piazza resta un parcheggio senz’anima viva e quelle che ci sono trafficano guardinghe e riparate. San Domenico è un tuffo nel medioevo, non nel senso parziale, deteriore e ingeneroso legato alla retorica dei secoli bui, ma in quello manicheo di contrasto fra bene e male, luce e tenebre, eccelsi spiriti e profondi abissi.
Quale dei due aspetti prevarrà? La cultura, lo spirito avranno la meglio sulla droga e il malaffare? Si parla di toglier le auto di passaggio e in sosta offrendo al ristorante (che curiosamente si chiama Garage) la possibilità di allargarsi coi tavoli. E, immancabilmente, s’invoca maggior vigilanza che ispiri il pieno ritorno della residenza. A noi piace ricordare che a risollevare il chiostro e destinarlo ad eventi, fu tempo fa un gruppo di eterni ragazzi di settant’anni che nel chiostro e in chiesa e nel campino da calcio di San Domenico erano cresciuti sotto lo sguardo severo e benedicente di padre Giorgio Civinini. E che dopo giri immensi si sono ritrovati lì, con qualche acciacco e lo spirito di allora. Di quando San Domenico viveva anche in piazza, con la Guido Monaco, l’abbigliamento Coppini, la cartoleria Bertelli, il bar Bruschi, il Paoletti, la sede della Dc e Livio, la trattoria dei giocatori del Prato. Bello, se il vigore e la passione di quei ragazzi senza età varcasse le mura del convento contagiando la piazza. E San Domenico fosse solo luce. Metaforica e di nuovi lampioni, dai toni finalmente più caldi e accoglienti.
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disegno di Marco Milanesi