12 Ottobre 2023

Patria del ben vivere, anzi inferno di criminalità. Il caos delle classifiche

Le contraddittorie graduatorie della qualità della vita confondono i cittadini. L'importanza dell'informazione locale a contatto con la realtà


È possibile abitare nella città terza in italia per “il ben vivere“ma anche nona per indice di criminalità? È possibile, nel magico mondo delle classifiche pubblicate da autorevoli testate nazionali che giudicano come si vive, si lavora, si studia, ci si cura, ci si sente o meno sicuri, si trascorre il tempo libero in centodieci province italiane, senza esserci andati. Senza  contatto con la realtà. In quasi cinquant’anni nel mondo dell’informazione, le classifiche della qualità della vita nel complesso o per singoii temi è l’aspetto che più mi ha procurato l’orticaria. Trent’anni fa rubarono la radio dalla mia macchina, parcheggiata davanti al Castello. Un paziente uomo di polizia mi spiegò che in una media città del profondo sud nessuno avrebbe mai rubato la radio a un giornalista. “Magari lo ammazzano, ma la macchina non si tocca”. Parole che ciclicamente mi tornano alla mente di fronte alle graduatorie sul vivere in Italia, che una volta arrivavano puntuali prima di Natale e oggi piovono random in ogni stagione ad esaltare o umiliare sindaci, allarmare o inorgoglire cittadini. A fornire pigri politici locali di armi selettive da brandire contro gli avversari. O ignorare con sufficienza.

Quando paciose città (non importa la geografia e comunque non è il caso di Prato) svettano nelle classifiche dei reati commessi e capitali riconosciute della criminalità organizzata sonnecchiano al centesimo posto c’è qualcosa che non torna. E riecheggiano le parole del paziente poliziotto: si è più sicuri dove ti rubano lo stereo o dove l’ordine garantito da un sistema parallelo garantisce la pace sociale e l’integrità dei finestrini? E quante radio rubate nelle località paciose servono per superare nelle graduatorie un morto ammazzato in strada nelle città dove puoi tranquillamente lasciare le chiavi nel cruscotto? Le classifiche vengono stilate sulla base delle denunce presentate. Nelle città “paciose” si va in questura anche per il furto di panni stesi ad asciugare. In altre, talvolta, si assiste impassibili all’esecuzione di un parente. Si inverte l’onere della prova: il grado di “pericolosità” di una città è determinato non da chi commette reati e di quale gravità, ma dalla reazione delle vittime che li denunciano. Paradossalmente, danneggiano più l’immagine di una città i cittadini perbene che si recano dai carabinieri degli spietati killer che uccidono un rivale.

Usciamo dalla contabilità di furti e omicidi: ho lavorato in una città proclamata una quindicina di anni fa da un quotidiano prima in Italia in campo culturale. Stupore generale negli stessi amministratori. Motivo? Il raddoppio del numero delle librerie. Una c’era, aprì la seconda: l’incremento del 100%, ciecamente elevato a valore, valse il primato culturale. E all’epoca non c’erano gli algoritmi, non si poteva dar colpa alla Deficienza Artificiale: semmai a quella umana di chi stila classifiche con poco buonsenso e troppo schematismo.

Ciò detto quanto al metodo che ispira le classifiche, non si può ignorare la piaga dei reati predatori commessi a Prato. Ce ne accorgiamo ogni giorno e dobbiamo farvi fronte anche senza che siano le graduatorie a raccontarcelo.
Ci sono furti e scippi, non allarma il fatto che siamo noni in Italia, né consola che a Firenze e Livorno se ne registrino di più. Li abbiamo e li dobbiamo fermare o ridurre. I cittadini ne sono consapevoli attraverso l’informazione locale, fatta da chi vive e percorre e conosce la città e non per l’allarme (o eventualmente la rassicurazione) indotta da chi smazza e numeri in asettiche e lontane stanze. Altrettanto fragili sono le basi per stabilire il ben vivere. Nelle chat di commento alla notizia, le reazioni ironiche impediscono qualsiasi ambizione al dibattito.
Le classifiche applicate alla vita sono un tentativo di leggere il mondo coi criteri imposti con successo dallo sport. Dove si misura chi corre più forte, salta più in alto, lancia più lontano, vince più partite (e qui già cominciano gli scricchiolii). Pretendere di assoggettare la vita a quelle logiche è fuorviante. Perfino nella politica – dove pure i voti si contano – dopo le elezioni hanno vinto tutti. O almeno non ha perso nessuno.
E a proposito di sport, non è che in quelle graduatorie Prato sia messa benissimo. Son classifiche che sanciscono chi vince e chi perde, che non tradiscono mai.

 

Buongiornoprato@tvprato.it

 

disegno di Marco Milanesi