Ieri, lunedì 9 ottobre giornata nera per il traffico. In città al mattino paralisi a causa di lavori a una conduttura dell’acqua in via sant’Antonio e a uno sciopero del trasporto pubblico che ha indotto anche i più renitenti a ricorrere all’auto. Risultato: un serpentone immobile, aggravato, nella zona nord della città dal giorno di mercato.
Appena smaltito il traffico urbano, nuova paralisi sulla 325, fra La Foresta e La Briglia a causa del ribaltamento di un camion. Dalle 16 alle 20.30 la sola arteria che collega la città e la Valbisenzio è rimasta bloccata. Una scena ordinaria, replica di quanto accaduto il 13 giugno scorso, allora con l’aggravante che a ribaltarsi era stato un mezzo che trasportava Gpl: paura ed evacuazioni fra le famiglie.
La 325 è un malato cronico, non curabile. Stretta com’è in una gola, fra le asperità del Montefferrato ad ovest e dal fiume Bisenzio ad est, il suo tracciato non è ampliabile con nuove corsie di scorrimento. Né con varianti per evitare almeno i centri abitati. L’ex statale quella è e quella resta. Anche ieri i tre sindaci Bosi, Buongiorno e Morganti hanno rinnovato la richiesta di aiuto. Individando il metodo (appello a Comune di Prato, Provincia, Regione, Stato centrale), più che il merito. La consigliera dei 5 stelle di Prato Silvia La Vita ha rilanciato il percorso alternativo sulla riva sinistra del Bisenzio, fra Gamberame e Canneto, chiuso da tempo. Un palliativo. E la bretella con Montemurlo appare un’utopia, se si prende a parametro il blocco burocratico per il Soccorso a Prato.
L’unica vera soluzione è ridurre al massimo l’uso dell’auto. Col calo delle attività tessili sulla direttrice nord sud e viceversa si spostano soprattutto persone. Trasferire da gomma a ferro gli attuali utenti della 325 è la soluzione, intensificando.le corse del treno rispetto alle attuali 19 giornaliere (una ogni ora), con fermate supplementari in stazioni “leggere” con parcheggi scambiatori nei luoghi di maggior concentrazione di fabbriche per agevolare operai e impiegati e nei principali centri abitati. Mezzo di trasporto green e strada più libera. Occorre crederci, lottare ed educare la popolazione a convertirsi alla nuova mobilità, una volta ottenuto l’ok.
Sul piatto la Vallata può porre disagi e sacrifici affrontati specie in estate quando per adeguare le gallerie al trasporto merci, la ferrovia restò chiusa con pullman sostitutivi che andavano ad ingolfare ulteriormente la 325. Coraggio, affidiamoci al treno. L’alternativa è arenarsi al prossimo incidente, imprecare per il tempo perduto, il carburante buttato, lo smog prodotto e lanciare sos a chi è sordo, impotente o incapace. In Vallata stretta è la via, meglio puntare sulla ferrovia.