Piazza Mercatale ha due primati. È probabilmente il solo luogo di Prato che vive quasi 24 ore al giorno e – proprio per questa caratteristica – è (è stata) meta di trasferte da città vicine. Quando aprono i bar non ha ancora chiuso la panetteria pasticceria per nottambuli sotto le logge all’angolo con via san Silvestro. Alle tentazioni per la gola si aggiungono già al mattino, blande e precoci, quelle della lussuria con le prime ragazze cinesi che scendono dagli appartamenti di via Sant’Antonio o via dei Saponai e si piazzano nei giardini con discrezione. Poche e poco appariscenti scambiano sguardi coi frettolosi proprietari dei cani. Ora quasi invisibili rispetto alle schiere che presidiavano il Mercatale 20 ore al giorno. Quale altra città così, in una grande piazza del centro?. La giunta Biffoni all’alba dei mandati colpì i proprietari delle case. Il riesame respinse: “non son tenuti a sapere”. E il mercato del sesso resta e si anima un paio d’ore più tardi con clienti alla chetichella. Leggenda metropolitana: pulmini di pensionati da fuori città con biglietto tutto compreso. Mai confermati.
Il Mercatale è il grande parcheggio del centro. Da Duomo e Comune il Serraglio è equidistante, coperto e si paga all’uscita senza rischio di sosta scaduta. Ma tutti vengono qui: gli ausiliari sorvegliano e colpiscono senza pietà (anzi: alla Pietà, ci vanno duri, come con la signora in gravidanza e l’auto in panne).
Mattina inoltrata: bar e pizzerie preparano il pranzo. Fa il pieno il chiosco del trippaio all’angolo con via Garibaldi. Dieci anni fa, il progetto di spostarsi all’ingresso dei giardini, ma il chiosco è ancora lì. La parte della piazza più viva è quella rivolta al centro, la più tormentata dal traffico in scorrimento. Impossibile trovare sosta, da quel lato. Senza sosta sono pure i tubi di scarico ma i tavolini all’aperto a due passi sono pieni.
Al contrario, il lato Bisenzio, dove un posto negli stalli per residenti si trova quasi sempre e la frequentazione è bassa. L’ex Casa del fascio ospita uffici pubblici senza apertura al pubblico (ma perché?) Il bar e il negozio di alimentari dell’Est le uniche attrattive. Si passa la porta sul ponte ed ecco la rarità: uno dei tre bancomat sopravvissuti in centro storico dei trenta sportelli bancari fino all’80, scesi a venti nel 2000 e ora limitati a presenze istituzionali. Il contante è bandito, ma un minimo’ di liquidita è necessaria. Il portico sotto la sede della Cgil avebbe potenzialità ma è buio e serve per attendere in piedi il turno al sindacato e all’assicurazione. Utile col covid, ora meno, ma occhio ai ritorni. Magari dei tavolini rianimerebbero.
Negozi dai marciapiedi ampi, chiusi dalle auto in sosta. Non è un lato felice. Sorride sempre Giacomelli della mesticheria col suo dedalo interno. La concorrenza in centro, anziché farne copie per i clienti, le chiavi le ha girate per sempre nelle saracinesche abbassate. Resiste chi è proprietario e non paga affitto. Il ristorante poco oltre fa leva sulle suggestioni di Cibbè che ha lasciato un buon ricordo. Immarcescibile, nel palazzo a forma di trapezio fra via Santa Margherita e via Sant’Antonio, crocevia di un traffico che non perdona, la vetrina con le macchine per cucire. Sempre lì.
Si è fatto mezzogiorno. L’imbocco con via del Carmine si affolla con l’apertura della mensa La Pira. Silenziosa, si forma la coda. Ci sono ragazze cinesi, come fece notare anni fa il parroco don Natali ai buoni cristiani irritati nel vederle sugli scalini intorno alla chiesa. “Se vanno alla mensa non devono passarsela bene”. La miseria prima problema umano e sociale, poi decoro. La chiesa accoglie per i riti e, fuori orario, i frequentatori di don Natali, uomo di impegno e pensiero non banali.
Nei locali sotto le logge si mangia all’aperto con l’estate lunga e.anche oltre. Lì non piove. Il mare di auto in sosta fra logge e il Tondo dei giardini lascia immaginare come sarebbe bella la piazza con un parcheggione nascosto sotto un’immensa spianata di verde, opere d’arte, panchine ed arredi. Dalla fantasia per un futuro che non arriva allo sgomento per il passato che non si riesce a gestire. Rabbia all’angolo col bastione delle Forche. Transennato, chiuso. Non possiamo permetterci 50 metri scarsi di Aigues Mortes. O di Lucca. Rifiuti, fettucce e transenne per l’ennesimo cantiere interrotto. Oltreché suggestivo, uno sbocco utilissimo per il parcheggio spesso libero e senza rischio multe davanti alle Poste.
Sul Mercatale i giardini si riempiono di cani e di proprietari col sacchetto d’ordinanza, ma la pipì… Frontisti con terrazzi ai piani alti giurano di vedere spaccio alla luce del sole e con le tenebre. Dal livello strada si percepisce soprattutto discrezione, nel crogiolo di mondo e di generi che si forma al pomeriggio. Giovani nordafricani, ragazze cinesi, signore dell’est che parlano a voce alta nella loro lingua sulle panchine: badanti nell’ora di pausa. Rari uomini cinesi che non lavorano a quell’ora.
Il traffico è un serpentone che s’ingrossa all’uscita di scuole, doposcuola, inizio e fine di allenamenti. La piazza ha due ingressi e due uscite: sovrautilizzate via Santa Margherita e via San Silvestro con code che iniziano da San Marco. Dal ponte Mercatale e da via Sant’Antonio entrano e sfollano pochi. La paralisi delle 17 si replica alle 19.30 coi negozi che chiudono e caccia ai posti blu per la notte prima dell’arrivo della movida che si riverserà nel parcheggione centrale, la notte gratuito ma alle 9 perlustrato dagli ausiliari. Coi locali (per giovanissimi un paio: i ragazzi affollano.le vie interne) pieni di adulti e le auto in fila, i giardini coi cani, le ragazze, il passeggio, la piazza pullula. A sera si mangia, si beve, gelaterie piene, movida in migrazione all’imbuto con via Garibaldi.
Gola, moderata lussuria, droghe leggere. Si può cedere a ogni tentazione. Ma il clima è disteso. La paura non è qui. Semmai fastidio e un po’ di timore per i ragazzoni che consigliano chi vuol parcheggiare, ma pochi rifiutano le segnalazioni. L’isola ecologica interrata riceve solo vetro. Plastica, alluminio e indifferenziato strapieni e sacchetti sull’asfalto malgrado.la videosorveglianza. La piazza vive, ad animarla auto da fuori (almeno prima del covid e con la benzina non ancora a due euro). Da Pistoia, piana fiorentina riedizioni un po’ vitellonesche di nottambuli venivano (vengono) per le paste di notte. Poesia. Siamo la città dei dolci di qualità forse migliori d’Italia ma anche la produzione industriale fuori orario ha estimatori, oggi divisi fra quattro-cinque ben forniti e altrove scintillanti spacci notturni. Potremmo essere la città dei biscottini e delle pesche di Prato, dei sette veli, di mille prelibatezze e dei dolci senza orologio. Siamo quella generica “dei cinesi”.
Sul Mercatale la pasticceria non molla. È quasi l’alba, si potrebbe fare la prima colazione e andare a letto. Anche quando resta deserta la piazza è buona e materna e lancia un salvagente, anzi due. Se hai esagerato con cibo, libagioni, altri peccati c’è la farmacia col turno di notte per il Maalox che rimette in sesto il corpo. Per redimere l’anima, fra poco apre la chiesa. In piazza c’è tutto. Tentazioni, cure, redenzione.
Sul Mercatale il sole non tramonta mai.