Edoardo Nesi e il nuovo romanzo “Lupi dentro”: “L’ultimo urrà di una generazione”
Federico Carpini, il primo personaggio della famiglia letteraria di Edoardo Nesi riaffiora a quasi trent’anni dal manifestarsi in Fughe da fermo, opera prima datata 1995, dello scrittore pratese che vincerà il Premio Strega 2011. Nel ’95 Nesi aveva trent’anni, Prato godeva il lungo tramonto della sua età dell’oro. Ne I lupi dentro, romanzo da pochi giorni in libreria edito da La Nave di Teseo, la vitalità e la spensieratezza dei bei tempi andati sono evocate già in copertina. Un ragazzo moro, pieno di riccioli guida una Vespa rossa; un coetaneo biondo in calzoncini da surf gli siede dietro. Il moro che impugna lo sterzo assomiglia troppo a Nesi, per non essere lui, qualche capello e un po’ di chili fa.
“Sono io, nel 1983, l’anno della maturità. Sono con Alberto Colzi a Ibiza“, conferma lo scrittore.
Anno, evento, luogo sono icone dell’epoca in cui nel mondo di Nesi si stava bene per quasi per forza d’inerzia.
Le pagine annunciate dalla foto in copertina saranno in parte in linea e in parte contrasteranno con quell’immagine fresca e giovanile. I lupi dentro è infatti il racconto di un passato di benessere che lentamente scivola verso il suo opposto, si cala nella crisi senza ritorno e idealmente chiude la saga che Nesi ha dedicato, come l’intera sua produzione narrativa, al declino della borghesia imprenditoriale e manifatturiera dell’occidente, d’Italia e di Prato.
Assente nel trentennio di lotte, di vittorie e di sconfitte, di speranze e di declino centellinati da Nesi in una dozzina di romanzi, Federico Carpini affiora nell’attimo decisivo di un trapasso ideale: domani gli saranno pignorati gli ultimi residui del patrimonio ereditato dal padre e da lui consumato lentamente. Figlio accidioso, più che dalle mani bucate: senza neppure la grandezza che suscita la dissipazione per prodigalità.
La stessa asta cui verranno accompagnati i beni pare acquistare valore estetico più che economico: cimeli di un’epoca (fra cui una Porsche del.1991), pezzi di puro modernariato degni dei rialzi di nostalgici frequentatori di una Maison Bibelot più che di squali e avvoltoi che spesso popolano gli incanti giudiziari.
Per “Fede”, quintessenza di vitalità e vitalismo in Fughe da fermo, l’estinguersi definitivo del patrimonio è lo spunto che lo richiama sul proscenio. Per addolcirgli l’attesa degli ufficiali giudiziari, Nesi attinge dal catalogo dei suoi personaggi Ivo Barrocciai e Vittorio Vezzosi, l’imprenditore sanguigno e pieno di slanci comunque razionali che cavalca gli anni d’oro. E il maturo (per anagrafe e solo quella) free lance della vita, che ne combinerà di tutte: compresa la rocambolesca fuga su una vecchia jeep in La mia ombra è tua, del 2019. E attorno Federico avrà amici e parenti. Amato, non abbandonato. Con la certezza che i sentimenti, se autentici, sopravvivono alle traversie, e sono consolatori rispetto a una vita in costante declino.I lupi dentro è in fondo un compendio in cui Nesi, partendo da Federico Carpini, richiama tutti i personaggi del suo repertorio e li fa sfilare attorno al primo di loro in ordine di apparizione. Come si fa in teatro quando a fine spettacolo.da ogni quinta spuntano tutti – attori e comparse – ricevono l’applauso. E se ne vanno. Chissà, se Nesi li farà tornare ancora in scena. Ascoltiamolo.
Edoardo Nesi, che succede ne I lupi dentro?
“È il romanzo in cui descrivo il cambiamento. Il mondo non è più quello di una volta e neanche Prato lo è. Federico Carpini si risveglia dal torpore in cui è rimasto per trent’anni, vissuti senza vivere e riaffiora alla vigilia del giorno in cui col pignoramento spariranno gli ultimi beni che ha ereditato del patrimonio familiare”.
Simboli, più che oggetti di valore.
“Fede è attaccato alle cose belle della sua giovinezza e lo addolora separarsene”.
Momento cruciale e drammatico.
“Federico non sarà solo. Gli sono vicini Ivo Barrocciai, Vittorio Vezzosi che attingo dalla mitologia, dal Pantheon di eroi improbabili che ho creato coi miei romanzi. Tutti lo incoraggiano, lo. sostengono, malgrado le differenze di età”.
Messaggio edificante. Il.patrimonio può esaurirsi. Affetti e amicizia restano.
“Ed è vero. Se sono autentici, i sentimenti superano le difficoltà . Barrocciai e Vezzosi sono amici e gli portano il conforto della loro esperienza. Hanno vissuto tutto intensamente, Ivo e Vittorio. E sono vicini a Federico altri amici, la sorella Rebecca, (cui è intitolato il terzo romanzo di Nesi ndr)”.
In un momento in cui la famiglia si sfalda e ci si combatte tra fratelli.
“Fede non è abbandonato. È amato da chi lo circondava trent’anni fa e non lo dimentica, non lo lascia solo”.
Fra i personaggi immaginari, ne spunta uno reale: Angelo Barni, chef pratese.
“Federico va nel suo ristorante in quell’ultimo giorno da padrone delle proprie cose. Angelo non era mai apparso prima nei.miei libri. Gli è amico soltanto nel presente”.
Il mondo va male, Federico non fa niente per frenare il declino ma tutti corrono a consolarlo.
“Che si stia peggio rispetto al passato è un dato incontrovertibile, misurabile mese dopo mese. Federico cerca di fare le cose che faceva una volta e vede che non riescono e i ragazzi al contrario di quanto accadeva quando era giovane lui non hanno più la libertà di immaginare il futuro: una carriera, una qualsiasi fortuna. Cosi il presente è ridotto a noia e banalità. Gli amici che lo circondano vogliono celebrare l’ultima festa, lanciare l’ultimo urrà!”.
Ci sono i contorni di una saga arrivata a conclusione.
“Sentivo che era il momento di richiamare tutti i miei personaggi sul palcoscenico. Ora mi attende una scelta letteraria: decidere se chiudere qui con la saga o continuarla. Sono alle soglie dei sessant’anni. Dovrei avere la saggezza per fare la scelta giusta.
I lupi dentro sarà presentato dall’autore sabato 7 ottobre alle 18.15 nell’auditorium del Museo Pecci di Prato,