“Salviamo le edicole, presidi sociali. Io non mi arrendo”
Alessio Pollastri aperto per la Notte delle edicole. "Non solo giornali, noi vendiamo tante cose"
Alessio Pollastri, edicolante
Alle otto di ieri sera luce accesa nell’edicola di Alessio Pollastri, 55 anni. In piazza San Francesco a Prato passano poche persone e quasi tutte si fermano da lui. Una signora sudamericsna per il bigliettodel bus, una ragazza perché cerca un libro. I più per salutarlo, portargli solidarietà. Alessio Pollastri è il rappresentante pratese della Notte delle edicole. Aperto ieri fino alle 22, per dimostrazione e provocazione. Alle dieci di sera il giornale sembra carta scaduta e nelle tipografie sono in stampa le prime copie di domani. In più, c’è Inghilterra-Italia, non è la miglior serata. Sono attesi il sindaco, gli assessori Sbolgi e Squittieri Arriva l’edicolante delle Badie, per spirito di colleganza. È col marito e due amici. “Più siamo.meglio è. Facciamo massa”.
Come va, signor Pollastri?
“Chiediamo agli editori il rinnovo del contratto, sgravi fiscali e attenzione delle istituzioni che in verità non ci hanno mai abbandonato”.
Risposta burocratica.
“Il problema è che si legge pochissimo, ormai”.
Colpa di Internet?
“Anche. Notizie subito, notizie gratis. La gente ha sempre fretta, legge il titolo e si ferma. Per questo, ci sono tante fake news”.
Non sarà che i giornali son tutti uguali, in genere peggiorati nella qualità?
“Io credo che non ci sia in generale più voglia di approfondire”.
Chi compra i quotidiani?
“Persone di una certa età. Quelli locali quasi solo gli anziani. Molti, per leggere i nomi dei morti. Ma ogni anziano che muore è un cliente in meno”.
A quanto ammonta il.calo di vendite?
“Ormai è del 50%”.
Rispetto a prima del Covid?
“Magari. Rispetto a due anni fa. Il Covid in confronto fu una pacchia. Se un vigile, si affacciava in piazza, tutti a comprare un giornale per evitare la multa”.
E i giovani?
“Qualcuno viene per la Gazzetta, gli sportivi. Ma i ragazzi in genere non hanno mai messo piede in edicola”.
Brutto segnale.
“Noi non vendiamo solo quotidiani. Settimanali, periodici (proprio in quel momento una signora chiede l’inserto di Internazionale ndr) tutti in calo, ma meno dei quotidiani”.
E libri, dall’ultimo di Nesi a quello di Urano Corsi presentato lunedi sera sono in bella mostra. “Vendiamo tante cose. E tante ne regaliamo”.
Addirittura?
“Le informazioni. A chi si rivolge un passante che cerca una via o dove mangiare? Siamo gli.unici sempre in strada, col caldo e col freddo”.
Interi quartieri sono ormai senza edicola.
“Qui è un posto fortunato. Passano in tanti, c’è il bar, la scuola di musica, ora il Conad proprio di fronte”.
Che per vostra fortuna non vende giornali.
“Prima di aprire il Conad Tommaso Signorini (titolare del punto vendita ndr) si presentò dicendo: ‘Non siamo qui per mettere alla fame nessuno. Mio nonno era un piccolo commerciante, so cosa significa’”.
Signori, i Signorini.
“Confermo. E quel richiamo al nonno mi ha ricordato questa edicola, aperta settant’anni fa dai miei suoceri, i Lorenzoni”.
Mitici. Un incitamento a resistere.
“Più che per loro, lo faccio per mia figlia. Finché lei studia all’università, io non chiudo”.