17 Ottobre 2023

Due immobiliaristi pratesi ricevono a nero oltre 5 milioni di euro di “buone entrate” per affittare i loro capannoni ai cinesi: scoperti dalla Finanza

Dopo l'inchiesta della Procura di Prato, i due coniugi - sottoposti a misura cautelare - hanno provveduto a pagare al Fisco 2 milioni di euro


Una coppia di immobiliaristi pratesi, marito e moglie, si è fatta consegnare in contanti e a nero ben 5,2 milioni di euro, dal 2017 al 2022, da imprenditori cinesi desiderosi di prendere in affitto i capannoni più in vista nelle zone di Iolo e Tavola, divenute punto di riferimento di mezza Europa per il commercio di capi di abbigliamento.
Lo ha accertato la guardia di Finanza che partendo da una prima denuncia di un titolare cinese di pronto moda, a gennaio 2022, su delega della Procura di Prato, ha esteso le indagini attraverso mirati controlli fiscali. I coniugi immobiliaristi – indagati per estorsione e dichiarazione infedele (per aver omesso di indicare i redditi derivanti dai pagamenti in nero illeciti ricevuti) – nel corso delle indagini sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Misura poi sostituita dal gip con quella del divieto di avvicinamento alle parti lese, dopo che nel corso degli interrogatori di garanzia, gli indagati hanno ammesso le proprie responsabilità circa le “buone entrate” percepite.
Gli immobiliaristi hanno già provveduto al versamento delle imposte relative alle somme indebitamente percepite, pari a 2 milioni di euro.

Il fenomeno delle cosiddette “buone entrate”, una sorta di rendita extra per gli immobiliaristi nei rapporti con gli affittuari cinesi, è una questione collaterale che spesso è emersa nell’analisi sulle connivenze e intrecci che alimentano il sistema di illegalità nel distretto. Un fenomeno che però, stante il reciproco interesse nell’occultare al fisco proventi e disponibilità finanziarie, difficilmente trovava conferme nelle inchieste giudiziarie. Questa inchiesta per la prima volta getta luce su un fenomeno che potrebbe essere molto più esteso del singolo caso.

L’indagine ha preso avvio dalla denuncia presentata all’inizio del 2022 da un imprenditore cinese titolare di un pronto moda, il quale è stato sfrattato dal capannone preso in affitto dopo aver saldato in ritardo tre mesi di locazione e, soprattutto, nonostante il pagamento, prima della stipula del contratto, di una ‘buona entrata’ di 400.000 euro in contanti e “a nero”.

Nei guai, oltre ai due coniugi – titolari della società immobiliare proprietaria dei capannoni – sono finiti anche due agenti immobiliari, anch’essi pratesi, accusati di estorsione, in concorso tra loro.

Nel corso delle indagini è stato accertato che, oltre alla stipula di un regolare contratto di locazione, i proprietari degli immobili pretendevano il pagamento di una somma “extra-contrattuale”, pari a 400.000,00 euro per ciascun fondo commerciale concesso alle ditte attive nel settore del pronto moda, la quale veniva consegnata agli agenti immobiliari incaricati dai titolari della società immobiliare (marito e moglie) di riscuotere il denaro in contanti. L’accusa mossa ai due coniugi è quella di aver imposto agli aspiranti conduttori il pagamento della “buona entrata” (di importi pari a 400 mila euro) per il tramite dei due agenti immobiliari, senza la quale il contratto di locazione non si sarebbe perfezionato.