Nel Buongiorno Prato di ieri 25 settembre mettevamo in risalto come la storia recente di Prato possa essere narrata in modo appassionante attraverso il cinema e i personaggi di quel mondo che in città sono nati o cresciuti. O l’hanno eletta a scenario. La narrazione attraverso persone in carne e ossa è un’ottima chiave per rendere più interessanti anche monumenti magnifici ed originali. Di piazza delle Carceri, una delle più belle d’ Italia specie una volta liberata dai bus e dalla sosta, i pratesi vantano con orgoglio il Castello dell’Imperatore e la basilica delle Carceri, della quale cui aggiungono d’un fiato la principale caratteristica architettonica: la pianta a croce greca. Quanto acquisterebbe il fascino della piazza, se ricondotta ai nomi e alla vita di chi fece costruire i due monumenti. Mica due tipi qualsiasi, ma uomini che illuminarono di luce vivissima le rispettive epoche. Federico II guidò l’impero medievale; Lorenzo il Magnifico nel Rinascimento governò appena una regione, allora come oggi forse la più conosciuta al mondo. L’uno e altro accostarono al comando dello stato e degli eserciti la sensibilità per le arti e la cultura, commissionando monumenti e capolavori, circondandosi di poeti; scrivendo opere in prima persona. Due intellettuali-governanti, modernissimi per le rispettive epoche e inavvicinabili dai mediocri statisti di oggi. Due autentiche rockstar della storia, che tutto il mondo e ogni turista minimamente evoluto conosce ed ammira. E si emozionerebbe a vederle idealmente stringersi la mano in quella piazza.
Peraltro, Federico e Lorenzo non ebberono particolari legami con Prato. Il primo acconsenti alla richiesta di aiuti dei ghibellini pratesi e finanziò la Fortezza. Il Magnifico fu avvertito dell’apparizione della Madonna nelle prigioni del Castello e ordinò all’architetto di famiglia, Giuliano da Sangallo, che aveva appena terminato la villa del Poggio a Caiano, di passare da Prato per progettare una chiesa. Una chiesa al posto dell’oratorio che i pratesi avrebbero eretto con gli esigui fondi raccolti fra i fedeli. Col minimo sforzo la città si trovò accostate quelle due meraviglie, come piovute dal cielo. Perché non raccontarla anche cosi, piazza delle Carceri, anziché fermarsi all’evidenza delle pietre? E quando sarà esaurito il tempo degli alberelli in vaso nero oggi disposti a scacchiera in un angolo non sarebbe male rinnovare di sana pianta l’arredo della piazza con discreti, eleganti totem digitali coi ritratti e la storia in molte lingue di Federico II e il Castello, di Lorenzo il Magnifico e la basilica. Se era un segreto, è il momento di raccontarlo al mondo.
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disegno di Marco Milanesi