Montemurlo questa mattina ha celebrato il 79esima anniversario della liberazione dal nazi-fascismo con una cerimonia particolarmente toccante e sentita alla quale, oltre ai cittadini, ai Comuni della provincia e alle associazioni del territorio, hanno preso parte l’associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema, il parco nazionale delle pace di Sant’Anna di Stazzema ed Adele Pardini, la sorella della vittima più giovane della strage, Anna, di appena 20 giorni. Alla piccola Anna e a tutte le vittime innocenti di quell’eccidio, costato la vita a 560 persone di cui 130 bambini e numerose donne incinta, il sindaco del Comune di Montemurlo, Simone Calamai, ha voluto intitolare la rotatoria, che si trova davanti al municipio tra la via Montalese e la via Fratelli Rosselli. Un riconoscimento verso i martiri delle stragi nazi-fasciste che, solo in Toscana in appena quattro mesi del 1944, videro il perpetrarsi di 240 eccidi e più di 3720 vittime civili.
«Un’intitolazione che vuole essere un monito contro ogni guerra e contro ogni violenza verso la vita umana», dice il sindaco Simone Calamai. Adele Pardini ha voluto esprimere tutta la sua gratitudine verso l’amministrazione che, attraverso questa intitolazione «continua a far vivere la storia e la memoria di Anna e di tutti gli innocenti che nella strage persero la vita».
Adele Pardini quel 12 agosto 1944 aveva appena 4 anni. Era a casa con quattro sorelle (gli altri quattro suoi fratelli erano stati mandati dal padre a governare le mucche e si salvarono), stava facendo colazione quando i tedeschi arrivarono. Tutti furono portati contro un muro. La madre fu uccisa davanti ai suoi occhi con una pistola, insieme ad un’altra donna: «Avevo solo 4 anni ma ricordo che i tedeschi ci spararono con la mitragliatrice a tre tempi, io urlavo, mi salvò mia sorella Cesira», racconta Adele che, insieme alle sorelle, rimase ferita. Quando la madre venne uccisa, nel cadere, si aprì una botola dietro di loro, e le bambine si rifugiarono lì. Poiché i tedeschi diedero fuoco a tutte le abitazioni, le bambine dovettero scappare di nuovo anche da quel luogo, perché le fiamme le avrebbero uccise e, nel fuggire verso una grotta, vennero nuovamente raggiunte dagli spari. Maria, 16 anni, morì per le ferite il 19 settembre seguente e Anna, la più piccola della strage, morì il 4 settembre. A Cesira Pardini (scomparsa a 96 anni nell’aprile 2022), la sorella più grande che le mise tutte in salvo insieme a un altro bambino di un anno, Paolo Lencioni, andò la medaglia d’oro al merito civile.
«A Sant’Anna non si è solo solo ucciso, si è commesso un atto di vigliaccheria contro civili inermi: donne, bambini, anziani- continua Umberto Mancini, presidente dell’associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema-. Questi episodi di orrore vanno ricordati, non solo come atto di gratitudine verso coloro che hanno dato la vita per lasciarci una società libera e democratica, ma soprattutto affinché siano un monito contro ogni guerra e violenza».
Il pensiero da Sant’Anna, a distanza di 79 anni, corre a un altra guerra, quella in Ucraina: «quando sono state scoperte le fosse comuni di Bucha, a poca distanza da Kiev, a Sant’Anna abbiamo rivissuto i giorni dopo la strage, quando i superstiti seppellirono provvisoriamente i loro cari in grandi fosse comuni», prosegue Mancini. Il direttore del parco nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema, Michele Morabito, sottolinea, invece, che: « Quando si danno i nomi alle cose, le persone si fanno vivere per sempre» e lancia l’idea di un patto d’amicizia tra le comunità di Sant’Anna di Stazzema e Montemurlo per portare, soprattutto i giovani e gli studenti delle scuole del territorio, sui luoghi dell’eccidio e a conoscerne la storia. Una proposta subito accolta favorevolmente dal sindaco Simone Calamai, alla quale darà seguito nelle proprie settimane attraverso atti formali.«Il mio invito è di andare a Sant’Anna di Stazzema per vivere quelle profonde emozioni, pensare, riflettere, cogliere il senso profondo di quello che è stato e coltivare la memoria per sconfiggere, tutti insieme, l’indifferenza e proteggere i valori che la Resistenza ci ha lasciato», ha concluso Calamai.