22 Settembre 2023

Lo sport nella Costituzione italiana, un riconoscimento per Prato

Valori educativi e sociali, promozione del benessere psicofisico hanno prevalso sui successi. Ciclismo specchio dei tempi, Ogni epoca ha visto adeguarsi lo sport alle caratteristiche della città


“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. È il testo approvato dalle due Camere che integrerà l’art. 33 della Costituzione. A 75 esatti dall’entrata in vigore della Carta, lo sport vi fa accesso con la potenza e la freschezza di chi riceve un “riconoscomento“. Non si istituiscono diritti o doveri: si prende atto di tre prerogative: valore educativo, sociale, promozione del benessere psicofisico. Sembra il ritratto dello sport pratese, povero di grandi successi e mai duraturi nel tempo e ricchissimo di pratica diffusa. Uno sport che ha allevato e inviato nel mondo più campioni di quanti sia in grado di accoglierne nei suoi impianti mai progrediti per quantità e qualità. I valori oggi messi in risalto in Costituzione sembrano scritti avendo negli occhi Prato, dove lo sport ha il valore sociale di una pratica vastissima in cui si è subito livellata ogni differenza di censo e di origine. Ricchi e meno ricchi, indigeni e immigrati dal sud trovavano nello sport simbolo e leva di coesione. Si pratica assieme, come gomito a gomito si lavora in fabbrica.

Lo sport in cui Prato ha espresso appieno i valori sociali è il ciclismo, al quale la città ha dato in ogni epoca le risorse migliori: a cavallo fra la guerra i muscoli degli atleti: dal grande Aldo Bini a Giovanni Corrieri, Giulio Bresci, Enzo Coppini, i due Maggini, il campione immenso Fiorenzo Magni, tutti scopertisi corridori per necessità di locomozione. Quando e il riscatto sociale avvenne col lavoro e i muscoli assorbiti dalle fabbriche, furono queste a riversare capitali sul ciclismo come sponsor moderni e vincenti (Filotex) o ruspanti e dal cuore immenso (Magniflex). Quindi Prato trasformò in impianti le proprie strade non ancora sincopate dalle rotonde con la stagione dell’accoglienza al Giro d’Italia e al campionato italiano, all’investimento sul Gran premio Industria e commercio, purtroppo svanito. Infine, mentre il tessile attenuava la morsa, il tempo liberato era consacrato al ciclismo e la città ne assecondò la pratica con piste ciclabili in rete intitolate a campioni locali e globali. Un ciclismo.per ogni epoca. Fra tante gioie, il dolore interminabile per Giovanni Iannelli e per la sua famiglia.che combatte perché abbia giustizia. Il  valore sociale del ciclismo l’ho letto nella faccia del pubbicitario che sbottò: ma questa Cipriani e Gestri! È sempre in tv, dammi l’indirizzo della ditta. Erano partigiani. Il ciclismo vive di simili gratuità. Lui, non si capacitò mai di tanto spreco.

Il valore sociale ed educativo dello sport si sublima a Prato l nella Polisportva Aurora dove si vince ogni volta che si scende in campo, in strada, in pista. In un uomo come Riccardo Becheroni, visionario dirigente del calcio femminile che qui sbocciò anche grazie a lui in anni duri, in cui il maistream non spingeva in quella direzione. Becheroni, che non perse mai nella vita, tranne che contro  un sadico male certamente sorride, oggi per lo sport in Costituzione. E vive in Christian Giagnoni, capitano sfortunatissimo di cui scorgi la bandierina dell’handbike mentre si allena da irriducibile atleta che un incidente in moto non poteva fermare.

Società e sport camminarono di pari passo durante il boom economico, col dilagante successo degli enti di promozione sportiva, fra i più frequentati d’Italia. Modellati.per non turbare gli orari indefessi del lavoro e delle famiglie, con allenamenti rarefatti e serali e gare al primo pomeriggio del sabato e domenica mattina. Se si vuole, le palestre di oggi, ma collettive, aggreganti. Sostenibili al punto che in un’era in cui ogni campanile aveva un campo e una squadra (a Tavola due, una del circolo, l’altra del.parroco), Vergaio coltivò ben tre squadre Uisp senza mai pensare a fonderie e affrontare le “categorie” dove potevi sognare di affrontare e la Juve, l’Inter, la Fiorentina. Di diventare Chievo.

Se ogni città esprime nello sport ciò che è, ripenso.a un allenatore di giovanili che a metà anni ’80 arrivava trafelato in calzoni corti e ciabatte, i bimbi ad attenderlo nello spogliatoio. Lui a imprecare perché la moglie era arrivata tardi a dargli il cambio al telaio. Sulla panchina avversaria, un rampante trentacinquenne in giacca o in tuta sociale. In genere salutava l’arbitro, gli sorrideva e gli dava del tu. Copiava movenze e lessico della serie A. “È fiorentino, mattina in un ufficio del parastato, sempre al telefono; pomeriggio alla Fiorentina o a Coverciano. Conosce tutti”. In genere la sua squadra vinceva. Non sempre perché giocasse meglio o avesse ragazzi più bravi.
Il ruspante modello pratese non poteva durare: con gli adulti che con l’attenuarsi del lavoro vedevano liberarsi tempo ed energie per dedicarle allo sport, si superavano campanili con aggregazioni impensabili finché le frazioni erano piccoli mondi da difendere e non periferie senza confini. Si fondono Iolo e Tobbianese, Coiano e Santa Lucia (poi con l’Asd). A sud da un raggruppamento nasce il Prato 2000. Strutture materiali e immateriali moderne non fanno rimpiangere campetti polverosi sotto il campanile. La società cambia, lo sport si evolve (oppure precipita nell’imperversare di genitori convinti che il bimbo atleta sia un conto in banca).
C’è tanto ancor da raccontare della città e del suo sport. Del sortilegio che tale non è che l’ha vista vincere scudetti in discipline non di primissimo piano (tennistavolo, pallamano, hockey su pista, calcio a 5) e sparire subito dopo al venir meno di sponsor esausti o privi di motivazioni che, alla missione economica non hanno aggiunto l’innesco nel territorio della cultura del sostegno allo sport da parte delle imprese.

C’è ancora tanto da raccontare e un solo Buongiorno Prato non può bastare. Aspetto testimonianze, ricordi, spero progetti in corso o nel cassetto. Scrivete a

Buongiornoprato@tvprato.it

oppure nelle chat. Vi aspetto, per l’amore verso lo sport di questa città al quale ho dedicato assai più inchiostro che sudore. Felice di averlo fatto. E farlo ancora.

disegno di Marco Milanesi