“È diciottonove anni che sto a Prade”: la faccia divertente dell’immigrazione. “Tollerati? No, noi siamo amati”
Intervista a Jerry Potenza, frontman della seguitissima pagina Facebook e Instagram E digiottonove anni ghe sto a Prade e se un so' toscanno io chi l'aisse, la community social che fonde vernacolo pratese e accento del Sud
La prova provata che Prato sia una città straordinaria sono loro: quelli di È digiottonove anni ghe sto a Prade e se un so’ toscanno io chi l’aisse. La community social che si distingue per la contaminazione linguistica fra vernacolo pratese, accento del Sud e l’ inguaribile tendenza dei meridionali a chiudere con la E qualunque parola. Una parlata creatasi in decenni di fertile scambio fra pratesi accoglienti e gente del sud felicemente accolta, che si ascolta al mercato e in fabbrica, negli uffici e a scuola. E da qualche anno è lingua ufficiale dei profili Facebook e Instagram che contano rispettivamente 44mila e 19mila iscritti e registrano continue incursioni di (invidiosi) forestieri.
Altrove, un profilo del genere alimenterebbe sospetti e accuse: dalla discriminazione territoriale al razzismo. Qui no. Qui digiottonove anni è anzi la prova definitiva di una integrazione perfetta. Pratesi di sangue e di suolo si divertono insieme, alimentano il profilo con calembour linguistici e con foto e video che immortalano episodi curiosi del traffico e della vita. Specialmente del traffico.
Jerry Potenza, 63 anni, nato per eccesso di fantasia in provincia di Potenza è il frontman. Ci mette la faccia, come va di moda dire. Jerry è contagioso. Se gli sei accanto, dopo un attimo ti scopri a parlare come lui.
Jerry, tutto cominciò…
“A una partita di calcio di ragazzini, nel 2011. Fra un insulto e un incitamento, qualcuno gridò a un genitore: “Zitto te, che non sai neanche parlare, sta’ zitto, marrocchino”. E l’altro: “Marrocchine a me? È digiottonove anni ghe sto a Prade e se un son toscanno io chi l’aisse”. Caso vuole che un pratese presente ascoltò, restò folgorato e creò il profilo Facebook”.
Cos’è il genio? Fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione…
“Appunto. E tutto merito suo, se oggi ci divertiamo tanto”.
E fra i due litiganti al campo di calcio volarono stracci?
“Gli stracci… siamo a Prato. Mi piace, sei entrato nello spirito giusto. No. Stavano per andare alle mani, poi fecero pace e andarono al bar a prendere un Gambarine”.
Ah, il Gambarine. E il profilo decollò.
“Poi, nel 2015 arrivò Antonio. Antonio Polverino il pizzaiolo. I ladri gli svaligiarono il locale, intervistato in tv raccontò tutto con la sua parlata spontanea. Mostrò la scala ‘a penzolone’, le poche bottiglie ‘precciate’ di champagne rimaste. E si chiese scorato ‘Come gl’avrann’avute il coragge?’. Il dramma, raccontato in quel modo, diventò una fiaba. E se nella fiaba più celebre c’è l’abecedario di Pinocchio, Antonio coniò per sempre l’Abc della lingua pradese”.
Povero Antonio.
“Il video diventò virale, lui un personaggio. Ha ricevuto tanta pubblicità”.
E poi?
“Poi col covid, gente in casa. Diciottonove anni aiutava a passare il tempo e arrivò Biffoni, il sindaco, che ogni giorno parlava in diretta Facebook ai cittadini. Rispondeva a ‘Veronihina’, la ragazzina che chiedeva di uscire, fermava il pratese che voleva andare a Grosseto a prendere il cane in un allevamento. I lettori rilanciavano, ‘il Biffone’ stava al gioco”.
Sportivo.
“Aveva capito. In Diciottonove anni non ci sono vittime, né carnefici. Nessuno si sente offeso”.
Altri Vip?
“Giani. Lo incontrai alla consegna del premio Renzo Montagnani. Lì per lì mi vergognavo a chiederglielo. presi coraggio. Lui accettò e si calò perfettamente nella parte. Promise che avrebbe mandato un operaio col martello pneumatico ad abbassare il sottopasse di via Marine, perché nessune rimanesse più incastrade”.
Oggi È diciottonove anni è un osservatorio sulla città. Video e foto curiose. Avete trasformato i cittadini in allegri detective.
“Tutti ci scrivono, mandano materiali. Andiamo per temi. Il classico sono i furgoni incastrati nei sottopassi (fino a 120mila visualizzazioni dichiarate ndr) Poi, gli oggetti persi dai camioncini in strada. Le vincite alle lotterie nei bar. Le ‘cougarone’ e ‘milfone’, che vanno a ballare al DonGarlos; l’aperitive coi Gambarine; il pazzo che festeggiò la promozione a scuola sdraiato sul tetto dell’auto. Il tormentone ‘Come gl’avfann’avute i coragge?’. E le nutrie. Le nutrie tirano a bestia”.
A bestia, ovvio. E nuovi Antonio? Altri involontari creatori di neologismi?
“Una signora del Mugello, con le scosse di terremoto disse di aver pensato ai ‘bussi che trancolavano le case’. Virale. E ora aspettiamo soddisfazioni dal nuovo allenatore del Prato con il suo accento così vicino al nostro”.
Con Keanu West,sorpreso a fare acquisti in un pronto moda cinese avete fatto un grande scoop.
“Giornali di mezzo mondo hanno pubblicato la foto, citandoci come fonte. Ai nostri lettori non sfugge nulla. Con tanti video disponibili abbiamo creato una tv digitale con ogni giorno alle 20 il TgPrade: la sigla è quella di Carosello con le immagini di scorci di SanBaole, Sangiuste, Narnale, Paperine”.
Notizia forte?
“Sulla monetina da un centesimo compare Castel del Monte, gemello della nostra Fotrezza. Noi ci battiamo per il Castello dell’Imperatore sui due euro”.
Jerry Potenza, padre e nonno, arrivò a Prato a un anno di età. “Ho sempre lavorato nel tessile, ho fatto anche l’allupino”. Piedi per terra anche quando Pieraccioni lo fece debuttare nei Laureati e partecipare al Ciclone. E oggi Rocco Papaleo, lucano come lui, gli ha dato una parte in ‘Scordato’. “Mi hanno riconosciuto in Calvana. ‘ Tu sei quello di Digiottonove anni’. Fino a ieri mi invidiavano tutti come autista del pulmino delle ballerine nel Ciclone”.
A questo punto Potenza, assistito dal fido scudiero Enrico Milano di Flex tv, il canale che trasmette Tg Prade, chiama al telefono chi di È diciottonoveanni è ideatore, fondatore, deus ex machina. Colui che modera le chat, sceglie cosa pubblicare, tagliare. Che scherma volti, targhe, particolari. Tutto fa e tutto può, tranne apparire.
La vostra ironia è compresa proprio da tutti? Nessuno si arrabbia?
“Oh, sì. Appena lo scorso week end si è inalberata la figlia di un signore fotografato in bici col didietro praticamente nudo. L’abbiamo accontentata”.
Accuse di razzismo?
“Una signora scrive spesso di sentirsi offesa, ma è sola. Tutti gli altri comprendono. Non siamo terra di contrapposizioni etniche, qui poi è evidente il contesto scherzoso e inclusivo. Pratesi nati e pratesi diventati: tutti dalla stessa parte”.
Jerry non riesce a star zitto. Nemmno in presenza del leader maximo di E’ diciottonoveanni. “Noi non siamo accettati o tollerati, Noi siamo amati. E basta”. Chiaro, dwefinitivo.
A proposito. Gli stranieri partecipano?
“Alcuni albanesi, un paio di cinesi. La lingua è ancora un ostacolo per molti. Comunque sono tutti benvenuti”.
“Neri, gialli, rossi, marroncini, turchini, arancioni” irrompe Jerry evocando una scala cromatica dei pigmenti degna di Imagine.
Il sogno nel cassetto?
“Più che sogno, una tentazione in cui molti cercano di farmi cadere: il merchandise con gadget e magliette. Per ora resistiamo. Mi piacerebbe un libro, con la storia di un tipo che dal Sud viene a Prato a cercare fortuna. E s’imbatte in È diciottonove anni“.