Centro Pecci, opposizione all’attacco: Curcio (Lega) presenta due esposti sull’utilizzo di soldi pubblici
In commissione controllo e garanzia si è parlato della vicenda del caso Perrella, oltre che dei due licenziamenti poi rientrati
Un esposto alla Corte dei Conti ed uno alla guardia di finanza per capire se l’utilizzo di soldi pubblici fatto dalla Fondazione che gestisce il Centro Pecci è stato conforme alle normative. È quanto ha presentato il consigliere comunale della Lega Marco Curcio, che chiede alla magistratura contabile e a quella penale di fare luce sulle ultime vicende della gestione Bini Smaghi.
Fra le questioni poste c’è quella dell’accordo con l’ex direttrice Cristiana Perrella, a cui il Pecci nell’ottobre 2021 comunicò la risoluzione del contratto triennale firmato appena 7 mesi prima. Ne scaturirono una causa di lavoro e pagamenti per oltre 50.000 euro in favore di Perrella a titolo di indennità di mancato preavviso. Alla causa civile, se ne aggiunse poi una per diffamazione che aveva portato alla richiesta di imputazione coatta di Bini Smaghi per alcuni giudizi espressi sulla direzione Perrella in commissione comunale.
Il 6 giugno scorso Fondazione e Perrella hanno poi firmato davanti al giudice del Tribunale di Prato un accordo che chiude tutte le controversie. Il Pecci verserà all’ex direttrice 100.000 euro, cui si aggiunge un ulteriore esborso di 20.000 euro di spese legali.
Dopo ripetute richieste di accesso agli atti, i consiglieri di opposizione sono entrati in possesso del documento, che era stato sottoposto dalle due parti a vincolo di riservatezza, anche se il 19 settembre scorso, via Pec, Cristiana Perrella ha fatto sapere che sarebbe stata disponibile a prestare il proprio consenso e fornire le informazioni del caso “laddove la Fondazione ritenesse di rendere pubblico o accessibile il contenuto dell’accordo”.
Il consigliere Marco Curcio (Lega) spiega le ragioni dell’esposto
Di seguito l’intervista a Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione che gestisce il Pecci.
Nella seduta di oggi numerosi consiglieri della commissione controllo e garanzia, presieduta da Leonardo Soldi (Centrodestra), si sono lamentati per la scarsa trasparenza e per tutta una serie di omissis posti ai documenti, compresi i nomi di alcuni consiglieri di amministrazione e la loro indicazione di voto su questioni delicate come quelle dei licenziamenti dei due dipendenti del Pecci, poi reintegrati a seguito della battaglia sindacale e delle polemiche politiche scaturite.
La commissione, durata 3 ore, si è incentrata anche sui bilanci del Pecci. Nel 2022, anno chiuso con 323.000 euro di deficit (motivo principale dei licenziamenti poi rientrati), al direttore Stefano Collicelli Cagol sono stati elargiti oltre allo stipendio di base di 80.000 euro anche 12.000 euro di premi accessori (i 3 quinti dell’ammontare massimo di 20.000 euro). “Perchè sono state fatte delle azioni di ristrutturazione: abbiamo tagliato dei giorni di apertura, abbiamo ridotto dei costi, abbiamo fatto una serie di azioni che hanno corrisposto a quello che deve fare il direttore, che poi anche in anni di difficoltà deve programmare per il futuro” ha spiegato Bini Smaghi, il quale ha ribadito che per risollevare il Pecci occorreranno tempi lunghi, il rinnovato sostegno dei soci pubblici e maggiori risorse private, che pure stanno crescendo di 300.000 euro in un biennio.
L’assessore alla cultura Simone Mangani ha difeso l’operato dell’amministrazione comunale nella vicenda dei licenziamenti ed è passato al contrattacco chiedendo ai consiglieri di opposizione di assicurare pieno sostegno al Pecci, anziché ipotizzarne una chiusura a causa delle scarse presenze di pubblico e degli elevati costi di gestione.