E’ imminente l’inizio della prossima edizione di Pitti Filati, la numero 93 dedicata all’autunno-inverno 2024-2025: il 28 giugno si apre a Firenze alla Fortezza da Basso la tre giorni dedicata alle filature italiane e internazionali.
Gli espositori del distretto pratese sono come sempre una parte consistente del totale, quasi un terzo: sono 29 le imprese produttrici di filati cui si sommano altre 7 aziende di settori che al mondo dei filati sono legati in vario modo.
“Le nostre imprese arrivano da un 2022 che può dirsi senz’altro un buon anno e da un inizio del 2023 che ha segnato una modesta frenata – commenta Raffaella Pinori, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. A fronte di +16% della produzione e +17,3% del valore dell’export del 2022 rispetto al 2021, le contrazioni a quota, rispettivamente, -4,4% e -2,6% del primo trimestre 2023 sono dati quasi fisiologici che di per sé non destano preoccupazioni. Tuttavia il quadro generale della produzione e dei mercati è all’insegna dell’incertezza. L’effetto ripresa dopo la pandemia si è esaurito: flussi e catene di fornitura internazionali si stanno ridefinendo e riposizionando, in un contesto in continua evoluzione. Al dato positivo della relativa normalizzazione dei costi energetici si contrappongono gli oneri crescenti di materiali e sostanze chimiche, che impattano su alcune fasi di lavorazione; complessa, più dal lato burocratico che da quello sostanziale, la gestione di capitolati e certificazioni. Il comparto dei filati, come il tessile in generale, è investito da molte novità sul piano delle normative europee e delle dinamiche di mercato: le nostre imprese sono fortemente impegnate, con fatica ma anche con risultati di successo, nel far fronte alle sfide che ci si presentano ogni giorno.”
Sono 80 le imprese produttrici di filati del distretto pratese che nel 2021, con oltre 1700 addetti diretti in media d’anno, hanno realizzato un fatturato di 635 milioni, di cui 301 milioni generati dall’export (+14% rispetto al 2019 pre crisi). I produttori di filati per maglieria esportano mediamente il 55% della produzione in valori, mentre i filati da tessitura sono assorbiti per lo più dal mercato interno e la quota di fatturato destinata all’estero è inferiore. Nel 2022 iI primo mercato è stata la Germania che da sola è valsa l’11,1% del totale (e che rimane in testa, pur con uno share inferiore, anche nel 1° trimestre 2023 quando subisce una vistosa contrazione di -23%); a seguire la Romania che ha assorbito il 10,4% dell’export di filati prodotti a Prato; quindi Hong Kong con il 6% e, con quote intorno al 5%, Spagna, Cina, Francia, Portogallo e Turchia.