Ha provato a discolparsi sostenendo che alcuni esami più invasivi erano necessari per motivi diagnostici e che sarebbe stato il medico curante delle donne a doverle informare sull’eventualità di eseguire indagini transvaginali. Il radiologo, 63 anni, è stato sentito oggi nel processo che lo vede imputato per violenza sessuale. Ad averlo accusato sono ben 30 pazienti, che si erano rivolte a lui per visite specialistiche effettuate presso due centri medici a Prato e provincia, tramite Cup. Visite che – secondo le testimonianze delle pazienti raccolte dalla squadra mobile – avvenivano con metodi a dir poco ortodossi ed erano accompagnate da apprezzamenti verbali, proposte a sfondo sessuale e veri e propri abusi. Alcune donne sarebbero state invitate a spogliarsi interamente; in alcuni casi il radiologo avrebbe eseguito manovre ed ecografie vaginali senza indossare i guanti; in un caso ci sarebbe stata una pacca sul sedere al termine di un esame con esito negativo per sospetto tumore del colon. E ancora, una paziente ha denunciato di essere stata presa da dietro e palpeggiata al seno. “Lo escludo categoricamente; se fosse successo mi avrebbe dato un manrovescio e invece abbiamo parlato in modo colloquiale e ci siamo scambiati i numeri di telefono” ha detto in aula il dottore, difeso dagli avvocati Stefano Di Maio e Salvatore Salidu. Nel processo si sono costituite parte civile 4 donne, assistite dagli avvocati Alessandro Oliva, Serena Borelli, Raffaella Pastore e Stefania Scarpati. Responsabili civili citati sono i due centri medici dove l’imputato ha effettuato le visite specialistiche e la Asl Toscana Centro, per conto della quale sono state effettuate tramite Cup.