La strada percorsa dal Defender dell’Esercito potrebbe essere stata troppo stretta in alcuni punti per essere percorsa da quel mezzo. E’ una delle ipotesi fatte per spiegare l’incidente in cui ieri sono morti due cartografi civili dell’Istituto geografico militare di Firenze e un appuntato del Soccorso alpino della Guardia di finanza. Il mezzo è precipitato per 30 metri in un dirupo mentre transitava su un sentiero del monte Grammando, in zona impervia, in località Villatella, sopra Ventimiglia. Gli investigatori della polizia stanno cercando di ricostruire quanto accaduto nei momenti precedenti all’incidente e un aiuto potrà arrivare dalla testimonianza del ferito, Simone Bartolini, 61 anni, di Scandicci, l’unico sopravvissuto della ‘missione di campagna’ per compiere rilievi e manutenzioni sul confine italo-francese (era rimasto da sistemare un cippo). L’uomo è già stato ascoltato.
A spingere gli investigatori della Polizia verso l’ipotesi della strada troppo stretta c’è il comportamento di un secondo finanziere che sarebbe dovuto essere sul Defender con gli altri: sarebbe sceso dal mezzo sostendendo che quel sentiero fosse troppo pericoloso. E’ stato lui a dare l’allarme.
Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente: è probabile che il mezzo sia finito fuori strada con due ruote per evitare un ostacolo o perchè il sentiero in quel punto fosse particolarmente stretto. Il tracciato di quel sentiero in alcuni tratti è considerato “molto difficoltoso” e ciò potrebbe aver creato problemi al guidatore anche se aveva già condotti quel tipo di mezzo.
Alla guida c’era Tiberio Gherardini, 58 anni, di Signa (Firenze). Le altre vittime sono Leonardo Sensitivi, 54 anni, di Carmignano e il finanziere Michele Pellegrino, 37 anni, di Vernante in provincia di Cuneo.
Il Defender usato è considerato un ‘mezzo tattico’ e sarà valutato se fosse idoneo per quel terreno da percorrere.