Si è avvalso della facoltà di non rispondere il 50enne marocchino fermato per l’omicidio del connazionale Said Jadoor (nella foto), trovato cadavere in uno stabile abbandonato martedi scorso nella zona fra Porta Leone e Il Pino. Stamani alla Dogaia si è tenuta l’udienza di convalida del fermo; l’avvocato Enrico Martini, legale del presunto omicida, si è opposto al provvedimento e all’applicazione della misura cautelare in carcere chiesta dalla Procura sulla base degli indizi raccolti. Il giudice per le indagini preliminari si esprimerà nelle prossime ore. Il fermato, irregolare in Italia, ha numerosi precedenti penali – per droga, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata, percosse, danneggiamento, violazione delle leggi sull’immigrazione – ed ha trascorso diversi anni in carcere, da cui era uscito circa un anno fa. Da qualche tempo viveva in un paio di stanze prese in subaffitto assieme a Said, in un’abitazione a un centinaio di metri di distanza dal luogo del ritrovamento della vittima.
Nell’inchiesta della Procura di Prato c’è un secondo indagato, denunciato a piede libero: si tratta di un cittadino italiano che potrebbe aver avuto un ruolo nel ritardare le indagini.
Lunedi sarà conferito l’incarico per l’autopsia che dovrà chiarire le cause e dovrà datare la morte. Il corpo di Said Jadoor è stato ritrovato in avanzato stato di decomposizione, con alcune ferite lacero contuse e con segni di abbruciamento per il tentativo, non riuscito, di incenerimento da parte del presunto omicida.