1 Maggio 2023

Mercato del lavoro: nel 2022 la metà degli avviamenti è a tempo determinato

Il tasso di occupazione a Prato è del 53%. Nella metà dei casi le imprese che assumono non richiedono alcun titolo di studio


Qual è la situazione delle imprese pratesi? Come si muove il mercato del lavoro nella nostra provincia? A queste domande ha risposto il report congiunturale dell’osservatorio del mercato del lavoro e della formazione.

Al 31 dicembre 2022, nella provincia di Prato, risultavano attive 29.023 imprese. Il confronto con i dati relativi alle rilevazioni precedenti indica che il numero delle imprese è rimasto sostanzialmente invariato nel corso del 2021 per poi crescere durante il 2022. Hanno evidenziato una dinamica positiva le imprese di costruzione, quelle che operano nel settore dei servizi – ad esclusione di quelle dedite al commercio – e quelle del comparto abbigliamento.

Analizzando il mercato del lavoro e il sistema professionale il tasso di occupazione a Prato è del 53,7%.  Nel 2022, le dinamiche fra avviamenti (circa 54mila) e cessazioni (circa 55mila) producono un peggioramento dei saldi quantificabile in 818 unità. Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nel 2022 sono state 2.373 (si tratta del 22,5% del totale delle trasformazioni registrate). L’impressione che si trae è che le imprese, nel corso dell’ultimo anno, pur avendo ridotto la base occupazionale, abbiano scelto di premiare i lavoratori già in forza alle aziende (e quindi da queste già conosciuti).

L’analisi per fascia d’età mostra, invece, la tendenza ad un peggioramento dei saldi man mano che dalle fasce più giovani ci si sposta verso quelle con lavoratori più anziani. Nel 2022, gli avviamenti a tempo determinato costituiscono la maggioranza (si tratta del 50,8% del totale). Vi sono, poi a lunga distanza quelli a tempo indeterminato. Per quanto riguarda la nazionalità dei lavoratori, il 41% degli avviamenti riguarda persone provenienti da paesi extra Ue.

La maggioranza delle cessazioni del 2022 avviene per la conclusione naturale del contratto. Seguono le dimissioni. A distanza, troviamo i licenziamenti per cessazione di attività e quelli economici. Il fenomeno delle dimissioni volontarie assume dimensioni importanti. Le cause sembrano da attribuirsi al fatto che la ripresa occupazionale, che ha caratterizzato il 2021 e i primi 5-6 mesi del 2022, abbia offerto maggiori opportunità di cambiare lavoro soprattutto ai profili più specializzati. Fra il 2021 e il 2022 sono aumentati notevolmente i licenziamenti per cessazione di attività e i licenziamenti economici. Per quanto riguarda il consumo di ammortizzatori sociali le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nel 2022 sono state il 10% delle ore autorizzate nel 2021. Dunque, dai dati emerge chiaramente il fatto che il sistema economico pratese sia definitivamente uscito dal periodo pandemico. A partire da giugno 2022 però le ore di CIG hanno mostrato notevoli incrementi, probabilmente a causa di un calo degli ordini.

Altra particolarità che emerge riguarda i titoli di studio richiesti in entrata dalle imprese che assumono: la laurea è richiesta solo nel 9% dei casi, mentre nel 52% dei casi non è richiesto alcun titolo di studio. Segno che le mansioni da svolgere sono di livello basso o che si tratta di lavori che richiedono competenze da apprendere sul campo. Dando infine uno sguardo alle entrate previste tra aprile e giugno 2023, dalle elaborazioni del centro studi di Confindustria Toscana Nord, si stima la sottoscrizione di 7960 contratti.