La squadra mobile ha eseguito oggi un fermo di indiziato di delitto a carico di un cinquantenne marocchino ritenuto responsabile dell’omicidio del connazionale di 36 anni Said Jaador, del quale la ex moglie aveva denunciato la scomparsa lo scorso 21 aprile rivolgendosi anche alla nota trasmissione Chi l’ha visto. La ex moglie ha parlato per l’ultima volta con Said lo scorso 18 aprile; poi non riuscendo più a contattarlo si era rivolta alle forze dell’ordine. La donna ed altri familiari in Marocco avevano ricevuto messaggi al cellulare con misteriose foto di terreni e case abbandonate dove cercarlo.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Prato ed eseguite dalla squadra mobile, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari a carico del fermato, irregolare e con diversi precedenti per droga, sequestro di persona e violenza sessuale aggravata, lesioni, percosse, danneggiamento e violazione della normativa in materia di immigrazione.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti l’uomo avrebbe ucciso Jadoor a seguito di una lite scaturita per motivi ancora da chiarire, all’interno della stanza in cui entrambi vivevano, in subaffitto all’interno di una palazzina nei pressi del centro.
Ieri gli uomini della squadra mobile hanno ritrovato in uno stabile abbandonato nella zona tra Porta al Leone e Il Pino – vicino al domicilio dei due – un corpo maschile nudo in avanzato stato di decomposizione, parzialmente bruciato, con segni di ferite, che per età, corporatura e tatuaggi ha portato all’identificazione di Jadoor. Sul posto sono stati effettuati i rilievi di polizia scientifica, mentre l’autopsia dovrà chiarire le cause della morte, fornendo indicazioni sulle modalità con cui è stato commesso l’omicidio, con ogni probabilità risalente a pochi giorni prima rispetto alla denuncia di scomparsa.
Gli inquirenti ritengono che vittima e omicida abbiano litigato nell’abitazione che dividevano e che la lite sia degenerata fino all’uccisione di Jadoor, il cui corpo sarebbe poi stato portato nello stabile abbandonato e dato alle fiamme.
Il 50enne fermato, a cui gli inquirenti sono arrivati anche attraverso tabulati e intercettazioni telefoniche, è stato portato alla Dogaia a disposizione dell’autorità giudiziaria.