13 Maggio 2023

Appalti pubblici: Prato e Pistoia sono sotto la media nazionale con aziende e consorzi quasi esclusi dai bandi

Cna Costruzioni agli enti pubblici: “Superate le criticità, applicando il nuovo Codice degli Appalti”


Le gare di appalto rappresentano, per le piccole e medie imprese italiane, una vera e propria scalata. Non a caso, infatti, l’Osservatorio nazionale sulla Burocrazia di Cna ha deciso di intitolare “Appalti pubblici. L’Everest delle piccole imprese”, il IV Rapporto sulla Burocrazia, che è stato presentato ieri da Cna Toscana Centro e Cna Costruzioni nella sede del Consorzio Citep a Prato.

L’Osservatorio Cna ha analizzato circa 30 bandi che hanno riguardato Prato, Pistoia e Calenzano, sul cui territorio si conferma, si spiega in una nota, “una scarsa propensione delle stazioni appaltanti a suddividere in lotti: solo il 10% dei bandi viene suddiviso in lotti e meno del 10% dei bandi esaminati contiene una motivazione in caso di mancato frazionamento. Ciò scoraggia la partecipazione delle pmi al mercato degli appalti pubblici, senza contare la difficoltà delle stazioni appaltanti territoriali ad introdurre clausole di carattere premiale nei bandi a tutela delle pmi”.

Secondo Cna “altra nota dolente poi è la partecipazione in forma aggregata agli appalti: a Prato e Pistoia meno del 30% dei bandi prevede specifici requisiti di accesso per la partecipazione di forme aggregate quali i consorzi di imprese artigiane ma spesso vengono utilizzate formulazioni che non ne favoriscono la partecipazione. Ma non è tutto”. Detto questo però, un’unica nota positiva c’è: “se a livello nazionale, infatti, il 30% delle procedure si svolge ancora in modalità cartacea con buste sigillate inviate per raccomandata, 3 stazioni appaltanti su 10 garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara (fonte di pubblicazione del bando), ben 4 stazioni appaltanti su 10 non pubblicano alcun dato relativo all’aggiudicazione (data di aggiudicazione, totale delle imprese che hanno presentato offerte, percentuale di ribatto aggiudicata, soglia di anomalia), per quanto riguarda Prato e Pistoia sul piano della trasparenza e della digitalizzazione questo territorio si dimostra – spiega Cna Toscana centro – più virtuoso di altri visto che tutti i Comuni dal 2019 utilizzano in gran parte la piattaforma Start della Regione Toscana per espletare le gare pubbliche”.

“I dati dell’Osservatorio hanno quantificato le enormi criticità che penalizzano l’accesso agli appalti delle imprese di Prato e Pistoia del settore costruzioni, confermando ciò che CNA denuncia da anni – precisa Riccardo Castellucci, presidente Cna Costruzioni Toscana Centro -. Oggi sappiamo che, a parte la digitalizzazione del sistema degli appalti, sul nostro territorio tutti gli altri indicatori legati al sistema degli appalti pubblici si confermano pesantemente al di sotto della media nazionale, malgrado i nostri sforzi per colmare questo gap attraverso la sottoscrizione di accordi e protocolli che si infrangono però contro il muro della burocrazia istituzionale.  Ecco perché, se le pubbliche amministrazioni vogliono davvero salvaguardare le migliaia di impresse del comparto costruzioni hanno una sola strada: l’applicazione corretta del nuovo Codice degli Appalti e in particolar modo dell’articolo 50, che consentirebbe, da subito, di superare queste criticità, eliminando anche le distorsioni e il concetto del massimo ribasso che ha sempre favorito solo le stazioni appaltanti e non certo le imprese. Trattandosi di un codice di principi e non di regole, la qualificazione dei funzionari della p.a. diventa un elemento fondamentale da presidiare e se non si interviene sul sistema delle responsabilità questo Codice rischia di restare un quaderno di buone intenzioni, e questo sarebbe devastante per le imprese. Perciò CNA si impegnerà al massimo per alcune criticità evidenti: la discrezionalità e l’accorpamento delle stazioni appaltanti, il ricorso all’appalto integrato, l’obbligo di qualificazione per imprese di servizi”.

Come aggiunto dal presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi, “Abbiamo fortemente voluto questo confronto con i Comuni interessati proprio per diffondere questi dati e favorire così la consapevolezza, da parte di tutti i soggetti coinvolti, delle enormi difficoltà che le piccole imprese incontrano nella partecipazione alle gare di appalto pubbliche.  L’economia generata dal mercato degli appalti pubblici rappresenta il 13% del Pil europeo. In Italia, nel 2021, l’importo totale degli affidamenti sopra i 40mila euro è stato di 199,4 miliardi di euro, con un aumento del 6,6% rispetto al 2020 e del 13,4% rispetto al 2019. Da tutto questo mercato le piccole e medie imprese  che rappresentano il 90% dell’ossatura economica, restano, di fatto, escluse, e questo non è più accettabile. Ecco perchè avanziamo delle richieste precise alle p.a. come, ad esempio, prevedere nei bandi l’obbligo della suddivisione in lotti per favorire l’accesso alle pmi, sostenere le forme aggregate di imprese, semplificare le procedure, favorire la qualificazione delle stazioni appaltanti e limitare il ricorso al subappalto”.