Sentenza della corte d’Appello rinviata al 6 aprile per Lorenzo Frasconi, ex dirigente del Comune di Prato, nell’ambito del processo per la morte di tre donne cinesi annegate nel sottopasso di via Ciulli nell’ottobre del 2010. A prescrizione già maturata, i giudici hanno ritenuto di dover chiarire quali fossero le competenze di Frasconi all’epoca dei fatti, e quindi le effettive responsabilità. Il 6 aprile sarà ascoltato il segretario comunale, figura considerata idonea a fare chiarezza sulle attribuzioni dell’ex dirigente. All’esito di questo procedimento istruttorio, la corte si pronuncerà. Il termine di prescrizione è ampiamente scaduto, perciò ci si aspetta un proscioglimento per prescrizione, ma per l’avvocato difensore di Frasconi, Olivia Nati, il fatto che i giudici vogliano fare chiarezza su questo aspetto preliminare rispetto all’intero processo rappresenta una “soddisfazione personale”: “Si tratta di una linea difensiva coltivata sin dal primo grado e dall’udienza preliminare in cui si è ottenuta una modifica del capo d’imputazione e su questo aspetto poi è stata puntata la discussione in appello – dichiara l’avvocato Nati -. Evidentemente la discussione ha colto nel segno, se a prescrizione già maturata i giudici hanno ritenuto di dover aver lo scrupolo di fare chiarezza sulle reali attribuzioni dell’ingegner Frasconi. Anche perché la documentazione prodotta non è stata altro che un’estrapolazione dei documenti già presenti nel fascicolo di primo grado”. Per quanto riguarda eventuali e successive conseguenze civilistiche in capo a Frasconi, l’avvocato Nati le esclude in ogni caso “poiché un dirigente comunale è un dipendente pubblico e deve rispondere un’amministrazione pubblica”. Il 6 aprile è atteso il giudizio d’Appello anche per il direttore dei lavori per Ferrovie dello Stato Stefano Caldini.