Si è aperto questa mattina il processo a carico di Mario Cusimano, manutentore esterno della ditta dove il 3 maggio del 2021 rimase uccisa in un infortunio sul lavoro Luana D’Orazio, 22enne madre di un bambino.
Cusimano è l’unico imputato per omicidio colposo e omissione delle cautele anti infortunistiche, dopo che i due titolari dell’azienda, Luana Coppini e il marito Daniele Faggi, hanno patteggiato la pena per gli stessi reati, venendo condannati rispettivamente a due anni e ad un anno e sei mesi (con sospensione condizionale).
Stamani Cusimano, difeso dall’avvocato Melissa Stefanacci, non era presente in aula. C’erano invece la mamma e il padre di Luana e l’ex fidanzato.
Prima dell’avvio del dibattimento è stata esaminata la richiesta avanzata dal legale dei due titolari della ditta, l’avvocato Mercuri, che ha chiesto il dissequestro del macchinario nel quale rimase incastrata Luana perdendo la vita. Il macchinario attualmente è smontato e sotto sequestro all’interno della ditta.
Il pubblico ministero Nitti ha espresso parere favorevole, mentre le parti civili (Inail, Anmil, Femca Cisl e i genitori di Luana) si sono opposti. Nessuna opposizione è arrivata dalla difesa di Cusimano. Il giudice Del Vecchio ha negato con riserva la richiesta di dissequestro riservandosi di analizzare gli aspetti tecnici legati all’eventuale esigenza di ulteriori approfondimenti sul macchinario. L’accusa è poi passata all’esame della lista dei testimoni, chiedendo di escludere i due titolari che hanno già patteggiato, oltre al vigile del fuoco che è intervenuto per primo nella ditta il giorno della tragedia e al medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Luana. Le parti civili hanno invece insistito sull’esigenza di chiamare a testimoniare anche i due titolari. Il giudice ha acconsentito a non chiamare a testimoniare il medico legale ed il vigile del fuoco che ha redatto la relazione del primo intervento, mentre ha ammesso Faggi e Coppini. La prossima udienza è fissata per il 10 gennaio 2024, quando saranno ascoltati i tecnici dell’Asl e l’ingegner Gini, il consulente della Procura che ha effettuato la perizia sul macchinario.