Dal 1 gennaio scorso il nuovo contratto nazionale della panificazione ha fatto segnare una svolta per le condizioni retributive al Panificio Toscano, lo stabilimento di via Vannucchi con cui dal 2018 il Si Cobas ha aperto una dura vertenza. Da allora i Cobas chiedevano che il Panificio Toscano – in cui lavorano, tra Prato e Collesalvetti, oltre 120 persone e che rifornisce numerosi forni e la grande distribuzione organizzata – riconoscesse le paghe tabellari previste dal contratto nazionale per la produzione industriale, anziché quelle, dai 150 ai 300 euro lordi mensili più basse, della produzione artigianale. La rivendicazione è di recente sfociata, dopo i verbali dell’ispettorato del lavoro, davanti al Tribunale del Lavoro di Firenze, a cui un gruppo di dipendenti iscritti al Si Cobas ha chiesto gli arretrati oltre che inquadramenti di livello superiori.
Nella memoria difensiva presentata al giudice, il panificio Toscano ha confermato la sua linea: “Il contratto vigente fino al 31 dicembre scorso prevedeva che strutture come la nostra venissero classificate dal punto di vista previdenziale e assicurativo all’industria. E infatti abbiamo sempre pagato i contributi all’industria – spiega l’avvocato Enrico Ceccarelli, che assiste il Panificio Toscano -. Mentre per le retribuzioni, lo stesso contratto nazionale distingueva due diversi tabellari in base al tipo di produzione eseguita: industriale oppure artigianale, come la nostra, dove la parte qualificante è legata al pane cotto nei sei forni a legna. Nel nuovo contratto è invece previsto che le aziende che occupano più di 32 dipendenti applichino in ogni caso anche per la parte retributiva i tabellari dell’industria”.
Così, grazie al nuovo contratto sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, nelle prossime buste paga dovrebbero arrivare stipendi più pesanti per i lavoratori del Panificio Toscano, anche se la trattativa fra azienda e sindacati confederali è ancora in corso per quanto riguarda gli inquadramenti contrattuali dei lavoratori in base alle mansioni svolte.
Il Si Cobas, che non ha sottoscritto il contratto nazionale e che sta combattendo la battaglia con altri strumenti, fra cui il ricorso al Tribunale del Lavoro, rivendi-ca “un’altra importantissima vittoria del sindacato che fa seguito all’assunzione diretta di tutti i lavoratori precedentemente in appalto delle cooperative del 2018 e all’eliminazione del contratto nazionale multiservizi prima applicato ad una parte dei lavoratori”.
“Per richiedere il riconoscimento del giusto contratto – aggiunge il Si Cobas in questi anni si sono svolti più di 20 scioperi – di cui quello durato 14 giorni nel luglio 2019 – decine di presidi ed iniziative di lotta. Scioperi che sono state oggetto spesso di sgomberi da parte della polizia. Cinquanta i lavoratori denunciati. Più di cinquanta le richieste di misure cautelari – tutte respinte dal GIP – per trentotto persone accusate di aver scioperato. Centinaia sono i lavoratori e i solidali che – anche da altre aziende del territorio – hanno sostenuto i picchetti e le mobilitazioni sindacali in questi anni. Mentre restiamo in attesa della definizione dei livelli di inquadramento che verranno riconosciuti dall’azienda ai lavoratori, anche questa volta possiamo dirlo: la lotta paga”.