Dopo un 2020 nero e un 2021 in ripresa, il 2022 ha visto la produzione industriale del distretto pratese superare le performance medie del resto d’Italia. Il 2022 è stato infatti un anno nel complesso positivo: nonostante l’aumento dei costi di energia e materie prime abbiano minato la marginalità in alcuni anelli della filiera, i 4 trimestri oggetto delle rilevazioni del Centro Studi di Confindustria Toscana Nord mostrano un buon andamento per tutta la prima parte dell’anno, con una leggera contrazione sulla fine.
Il manifatturiero chiude dunque il 2022 registrando un +6,8% rispetto a un 2021 che aveva a sua volta segnato un +9,3% successivo al crollo produttivo del 2020 causato dalla pandemia. +1,3% invece il tasso medio di crescita del manifatturiero italiano. Tutti decisamente positivi i principali settori pratesi: +8,7% per il tessile, +6,6% la meccanica, +3,4% l’abbigliamento-maglieria, in forte frenata però rispetto all’esponenziale +24,2% del 2021.
Buono anche l’export, che tra gennaio e settembre 2022, colleziona un +22,3%, circa due punti percentuali in più rispetto al risultato italiano pari al +20,4% (nello specifico Prato rileva un +13,4% per la meccanica, +26,6% per il tessile, +16,3% per l’abbigliamento maglieria). Anche le fiere, da Pitti Filati a Milano Unica, passando per Première Vision, in corso in questi giorni a Parigi, confermano l’attrattività dell’offerta pratese, con buyers anche orientali interessati alle collezioni Made in Prato.
Per il 2023 il nemico numero uno è rappresentato dall’inflazione, col suo potere di freno dei mercati, ma anche il capitolo gas ed energia resta sospeso così come la guerra russo-ucraina. Al netto di queste gravi incertezze, le prospettive sono relativamente positive: dopo l’estate si dovrebbe assistere ad una ripresa consentita dal contenimento dell’inflazione, come spiega il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini. “Di certo all’industria pratese non mancano né perizia tecnica né capacità di intercettare i bisogni dei mercati – afferma la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. L’auspicio è che le condizioni di contesto, dalla geopolitica alle decisioni a livello europeo e nazionale, consentano alle imprese di concretizzare al meglio le loro potenzialità”.
E se da una parte il presidente della sezione moda di Confindustria Toscana Nord Maurizio Sarti boccia la proposta del ministro Urso (lanciata in un messaggio, letto durante la cerimonia di consegna dello Stefanino d’oro) di istituire una sorta di marchio di tutela del tessile pratese (“Abbiamo i cassetti pieni di progetti di marchi legati a Prato tutti mai realizzati. Le certificazioni a cui appoggiarsi ci sono già, i clienti vogliono sì garanzie ma procedure semplificate: credo che una certificazione basata su un territorio geograficamente piccolo come questo non sia una strada praticabile”, ha spiegato Sarti), dall’altra il presidente Matteini non la manda a dire alla Regione. Serve più dialogo, maggiore collaborazione, rapidità di risposte e una visione strategica che sappia tenere conto delle esigenze degli imprenditori, soprattutto sul fronte degli impianti: questo il ragionamento di Matteini. “La nostra area ha bisogno di infrastrutture – commenta il presidente -. Abbiamo le stesse infrastrutture di 30 anni fa. Ci mancano le autostrade, la terza corsia, l’aeroporto adeguato alle circostanze. Siamo in grossa difficoltà per gli impianti, per la gestione dei rifiuti industriali. Lì a volte troviamo più difficoltà ideologiche che pratiche a trovare soluzioni. Bisognerebbe abbandonare queste visioni ideologiche che appartengono a un passato che non esiste più e guardare al futuro tutti insieme”. Il presidente Matteini ribadisce il sì di Confindustria all’operazione Multiutility e guarda con attenzione ai rapporti di questa nuova realtà con Gida, dove l’associazione degli industriali detiene, insieme al Comune di Prato, il 92% delle quote mentre la nuova Multiutility (ex Gruppo Consiag) l’8%. “E’ indispensabile che il servizio sia sempre efficiente, corretto e sostenibile sul piano tariffario, qualunque siano gli scenari futuri. Gida è un elemento fondamentale per il distretto pratese”, puntualizza Matteini.
Capitolo a parte, ma strettamente intrecciato con l’andamento economico produttivo complessivo, è quello relativo alle costruzioni. Il 2022 registra a Prato +22,2% di ore medie mensili lavorate dagli operai iscritti alla Cassa edile contro il +47,3% del 2021 e il -7,4% del 2020. Dopo l’exploit post Covid, rallenta molto la parte residenziale privata, a causa delle modifiche ai bonus edilizi, a cui si aggiunge un aumento esorbitante dei prezzi delle materie prime, come cemento e ferro. Resiste invece la fetta del mercato pubblico (importante l’occasione offerta dai fondi del PNRR) e anche del privato industriale con diversi ampliamenti di capannoni e nuove costruzioni.