2 Febbraio 2023

Consulenze finanziarie ad Asm, assolti dopo 10 anni Maurizio Bettazzi e Sandro Gensini

Assoluzione con formula piena anche per Stefano Solenni, ex direttore della Bcc Area Pratese e - in Cassazione - per il commercialista Gianni Raponi


L’ex presidente del consiglio comunale Maurizio Bettazzi, l’ex direttore di Asm Sandro Gensini e Stefano Solenni, ex direttore della Bcc Area Pratese, sono stati assolti dal Tribunale di Prato perché il fatto non sussiste. Il riferimento è all’inchiesta di 10 anni fa sulla vicenda delle consulenze che Bettazzi, esponente politico del centrodestra in quegli anni alla guida della città, in qualità di mediatore creditizio, aveva fornito alla Banca e alla società partecipata, in cerca del rifinanziamento di alcune linee di credito.
Al centro della vicenda, in particolare, un contratto di prestazione di servizio che Asm sottoscrisse con la società di consulenza finanziaria di Bettazzi e una successiva fattura di circa 2.800 euro emessa da un’altra società, che Asm non ha mai pagato.
L’inchiesta provocò un terremoto politico che il 25 luglio 2013 portò Bettazzi alle dimissioni dalla presidenza del consiglio comunale.
Adesso a distanza di dieci anni è arrivata l’assoluzione piena per tutti gli indagati.
Gensini e Bettazzi furono accusati di abuso d’ufficio, quest’ultimo anche di concussione, stesso reato contestato a Solenni.
Per la stessa vicenda il commercialista, Gianni Raponi, l’unico ad optare per il rito abbreviato, è stato assolto in Cassazione. L’accusa nei suoi confronti era di concorso in tentato abuso d’ufficio.
“Con questa sentenza, il giudice ha avvalorato quello che abbiamo sostenuto fin dalla fase delle indagini preliminari anche tramite memorie difensive – afferma l’avvocato Mauro Cini, legale di Sandro Gensini -. Le contestazioni erano infondate perchè mancavano due elementi: che Bettazzi fosse nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche allorchè riceveva un incarico da Asm. E poi mancava il presupposto della ‘doppia ingiustizia’ affinchè potesse essere ritenuto anche in astratto realizzato un abuso d’ufficio. A tal fine non basta infatti la singola ingiustizia di violazione di una norma comportamentale quale quella dell’incompatibilità, ma occorre che sia associata ad un’azione contra legem, mentre nel caso in questione l’incarico professionale per cui era stato pattuito un compenso è stato svolto effettivamente”.