Squisio, una parola nata durante il Sacco di Prato
Ne parla il celebre linguista Piero Fiorelli nell'ultimo numero dell'Archivio Storico Pratese, la rivista della Società Pratese di Storia Patria
Dove nasce la parola «squisio»? La domanda, davvero curiosa e originale, è il tema del primo articolo contenuto nell’ultimo numero dell’Archivio Storico Pratese, la rivista edita dalla Società Pratese di Storia Patria e diretta da don Renzo Fantappiè. L’autore è lo storico del diritto e della lingua Piero Fiorelli, accademico della Crusca, fiorentino di nascita, ma di famiglia pratese. Il celebre linguista, ancora molto attivo e acuto alla veneranda età di 99 anni, scrive un breve saggio di quasi trenta pagine in risposta a due quesiti arrivati all’ufficio di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca. Entrambe le richieste chiedono lumi su questa particolare espressione usata sul territorio pratese («almeno fino ad Agliana, che io sappia», si legge in una delle due lettere inviate). Di questa parola – scritta però «squidio», con la «d» – Fiorelli si era già occupato nel 1975, durante la stesura della Storia di Prato, lavoro in più volumi edito dalla Cassa di Risparmio e pubblicato qualche anno più tardi. In quella ricerca, contenente «pratesismi» lessicali, il termine viene citato e definito «parola di rito usata dai ragazzi per ottenere l’immediata sospensione del gioco», ma non se indicata l’origine; la stessa cosa è riportata anche in alcuni recenti dizionari dedicati ai detti e alle parole pratesi. Questa volta Fiorelli prova a dare alcune risposte e lo svolgimento dell’articolo risulta davvero interessante. Tra le altre ipotesi, il celebre linguista segue il suggerimento contenuto in una delle due richieste di consulenza arrivate alla Crusca: squisio potrebbe discendere dallo spagnolo «juicio», che si pronuncia «quisio», e significa processo in tribunale. L’ipotesi è questa: non è che la diffusione di questa espressione sia legata alla tragica presenza dei soldati spagnoli durante il Sacco di Prato del 1512? Poteva essere una invocazione imparata dalla popolazione per chiedere di interrompere le atrocità che la soldataglia stava commettendo in città, chiedendo appunto «un processo».
Fiorelli si lascia suggestionare da questa teoria e si lancia in una dotta spiegazione. Lasciamo alla curiosità dei lettori ulteriori approfondimenti su questo articolo che siamo certi farà sorridere e discutere.
L’ultimo numero dell’Archivio Storico Pratese, il 144, è stato presentato nel corso dell’assemblea della Società Pratese di Storia Patria, presieduta dallo storico Francesco Bettarini, che si è tenuta lunedì 14 novembre nel refettorio del Seminario. Nell’occasione sono state comunicate due importanti novità che riguardano l’ente, nato nel 1916 con lo scopo di promuovere e diffondere lo studio della storia di Prato e del suo territorio. La prima è l’accordo con la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che assume il patrocinio e i costi di pubblicazione della rivista, la seconda novità consiste in un altro accordo, sottoscritto con l’Archivio di Stato, che inizia così a collaborare stabilmente con la Società e curerà una rubrica all’interno dell’Archivio Storico Pratese chiamata «A carte scoperte». Nell’ultimo numero infatti è stato pubblicato un resoconto dedicato alla recente e straordinaria scoperta della lettera scritta da Matteo Degli Organi il 19 giugno 1434 e indirizzata agli operai del Sacro Cingolo di Prato, nella quale si informa che l’amico Donatello ha appena terminato la formella del suo celebre pulpito.
Per informazioni e richiedere la rivista, scrivere a: comunicazioni.spdp@gmail.com; oppure telefonare al numero della redazione, 0574-433494, che si trova in via del Seminario, 28.