“Faccio appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio per verificare gli atti del procedimento che ha portato al patteggiamento per i titolari della ditta in cui è morta mia figlia mentre stava lavorando”.”
Così Emma Marrazzo, la madre di Luana D’Orazio – la 22enne morta il 3 maggio 2021 ad Oste di Montemurlo trascinata dall’orditoio in cui lavorava – all’indomani del patteggiamento della pena a due anni di reclusione per Luana Coppini, titolare dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente mortale, e a un anno e sei mesi per il marito Daniele Faggi, alla guida di fatto di quella stessa ditta.
Secondo Marrazzo “la legge non è adeguata se permette di arrivare ai condannati a pene così lievi”. “È dimostrato – aggiunge Marrazzo – che al macchinario a cui lavorava mia figlia erano state rimosse le sicurezze e messa una staffa più lunga del dovuto, che era non conforme, diversa da quella data in dotazione dalla casa madre produttrice dell’orditoio”. La madre di Luana richiama infine l’opinione pubblica a una riflessione: “Ho sentito parlare alcuni avvocati di sentenza giusta, però il risultato è esattamente l’opposto di quel che predicava il presidente Sergio Mattarella su questo caso, che aveva parlato di leggi che vanno applicate”.