23 Ottobre 2022

Adolescenti, la crisi dopo la pandemia. Adesso anche le famiglie cinesi si affacciano alla terapia

Cresce anche a Prato il fenomeno Hikikomori, i ragazzi che si isolano dal mondo rifugiandosi nella propria camera. Ne parliamo con la psicoterapeuta Silvia Vannucci


Tentati suicidi, autolesionismo e il fenomeno degli Hikikomori (termine giapponese che indica chi ha deciso di ritirarsi dalla vita sociale). Sono le conseguenze più estreme che i due anni di pandemia hanno impresso nella mente e nella pelle degli adolescenti. E che la situazione sia diffusa e preoccupante oltre la normale percezione, lo conferma l’affacciarsi delle famiglie cinesi di Prato alla psicoterapia. Ne parliamo con Silvia Vannucci, psicoterapeuta a indirizzo sistemico-relazionale, esperta nei disagi della coppia, della famiglia e dei problemi riscontrabili durante l’infanzia e il difficile periodo dell’adolescenza. Recentemente, e per la prima volta, è stata contattata da genitori cinesi. «Da un lato questo significa che ci sono passi avanti nell’integrazione, dall’altro vuol dire che certi problemi di ansia e preoccupazione post Covid sono molto diffusi e preoccupanti. Un caso di questi ha riguardato una depressione post parto, un altro un problema di relazione di una bimba», dice la dottoressa Vannucci che attesta in un 15% totale l’aumento delle richieste ricevute da parte delle famiglie pratesi.

Recentemente sono stati diffusi a livello nazionale dati impressionanti riguardanti il tentato suicidio in età adolescenziale. È un fenomeno che si riscontra anche a Prato?

«Si tratta di una realtà molto preoccupante. Non ho dei dati specifici su Prato, però posso dire che la questione si pone. Assistiamo soprattutto a propositi suicidari, rispondenti alla volontà di differenziazione del figlio rispetto ai genitori: mi separo da voi e lo faccio con un gesto estremo».

Anche la scelta degli Hikikomori, dei quali si parla sempre di più dopo la pandemia, nasce come contrapposizione ai genitori?

«Certamente, è una forma di differenziazione anche questa. Il problema alla base degli Hikikomori nasce quando l’autonomia dalla famiglia è impossibile, quando ci sono cattive relazioni tra i genitori, cattivi rapporti tra genitori e nonni, tra un coniuge e la famiglia dell’altro coniuge. Sono delle fratture che vengono sanate dagli adolescenti creando dei confini fra sé e i familiari, chiudendosi in un mondo proprio e immaginario al quale nessuno può avere accesso».

Come hanno influito i due anni di pandemia sulla salute mentale degli adolescenti?

«Hanno influito molto. Tutti i ragazzi in via di sviluppo, dagli 11 ai 20 anni, hanno bisogno di costruire una identità di sé. Per farlo serve un sufficiente grado di autonomia dalla famiglia. Il primo accesso naturale all’indipendenza per un preadolescente sono la scuola, il mondo dello sport o esperienze come ad esempio gli scout. Poi c’è lo spazio libero, uscire fuori e vedersi con gli amici. I due anni di pandemia hanno interrotto queste opportunità».

Durante i vari lockdown lo spazio per costruire la propria autonomia è diventato per tutti la propria camera e purtroppo alcuni adolescenti non sono più usciti.

«Sì, direi che gli spazi privati sono diventati la propria camera e il mondo digitale. Si tratta però di autonomie fasulle, perché in questo modo i ragazzi non riescono a costruire niente di nuovo. Anche l’autolesionismo nasce da questa situazione: intensificazione del confine personale, come se il dolore sulla pelle potesse stabilire un confine tra me stesso e gli altri intorno».

Quali consigli possiamo dare ai genitori che vivono queste situazioni in famiglia?

«Non fare da soli, occorre sempre rivolgersi al medico e a uno psicoterapeuta. Devono poi essere disponibili a entrare anche loro in terapia, è fondamentale. È a casa che si costruisce il terreno fertile, lo specialista aiuta a individuare gli elementi di difficoltà, poi tocca ai genitori lavorare su questi, anche se non è semplice».

Quali sono gli indizi per capire quando intervenire in maniera preventiva sui propri figli?

«Quando un ragazzo o una ragazza si chiudono troppo in camera diminuendo così i contati sociali. Quando il livello di qualità di vita si abbassa sempre di più. Questo oltre a segnali più preoccupanti come l’uso di droghe, che è un ulteriore tentativo per cercare strade personali, dove non ci sono i genitori».