Con l’ultima famiglia che domenica scorsa ha fatto ritorno in Ucraina, è terminata l’accoglienza diffusa nelle case dei pratesi coordinata dalla Caritas diocesana e dall’associazione il Casolare.
In tutto sono state quarantacinque le persone, in particolare mamme con figli minorenni, ospitate da una ventina di famiglie accoglienti che si sono rese disponibili a dare un alloggio e un sostegno a chi stava scappando dalla guerra. «Vogliamo ringraziare i pratesi che nei mesi scorsi hanno aperto le porte delle loro case con fraterna disponibilità – dice Sandra Gramigni, responsabile del progetto per conto del Casolare – la loro azione è stata un esempio di testimonianza cristiana che ha permesso di alleviare la sofferenza, soprattutto per donne e bambini, costretti a lasciare il proprio paese colpito da una guerra assurda».
L’inserimento dei profughi ucraini nelle famiglie pratesi seguite dalla Caritas è iniziato a fine febbraio, pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto, ed è durato sei mesi. L’associazione il Casolare, l’agenzia della Caritas dedicata all’emergenza casa, ha seguito e supportato ospitati e ospitanti nella compilazione dei documenti necessari per essere in regola nell’accoglienza. «Ci siamo sempre interfacciati con la Questura per la richiesta dei permessi di soggiorno d’emergenza – aggiunge Sandra Gramigni – ci siamo coordinati con le scuole per l’inserimento dei bambini, abbiamo compilato le domande relative ai sussidi, trovato interpreti per comunicare e attivato le tessere dell’Emporio per i bisogni alimentari». Questa rete solidale ha creato relazioni e permesso alle mamme ucraine e ai loro figli di poter trascorrere in modo caloroso e dignitoso questo lungo e difficile periodo lontano da casa. «Ora la situazione è cambiata – afferma la volontaria del Casolare –, le donne e i bambini sono potuti ritornare nel loro paese oppure si sono avvicinati al confine in modo da ricongiungersi con i mariti e il resto della famiglia rimasta in Ucraina».
Caritas sottolinea inoltre che l’ospitalità è stata totalmente a carico delle famiglie pratesi, che si sono occupate anche dei costi per la scuola, lo sport e della salute dei propri ospiti. «Lo Stato ha attivato un piccolo sostegno economico da erogare direttamente ai profughi ucraini, ma non è stato facile da ottenere, mentre niente è previsto per chi aveva deciso di accogliere», conclude Gramigni.
La Caritas di Prato è ancora in contatto con una cinquantina di sfollati ucraini, anche in questo caso si tratta di donne con figli, attualmente ospiti di parenti o connazionali residenti in città. Queste persone vengono aiutate con le tessere dell’Emporio della Solidarietà e tramite il recente progetto di Caritas italiana che prevede la distribuzione di tessere alimentari utilizzabili nei supermercati Conad.