Un invito alla partecipazione «diretta, qualificata e consapevole» in vista delle prossime elezioni politiche del 25 settembre, perché solo così «è sicuramente possibile cambiare in meglio anche le realtà più compromesse». A lanciare questo appello è il vescovo di Prato Giovanni Nerbini attraverso una lettera aperta indirizzata ai fedeli, ma anche a tutti i pratesi, affinché non prevalga l’indifferenza e la rinuncia ad una presa di posizione, che non renderebbe «la realtà in cui viviamo migliore» e non contribuirebbe «a creare condizioni nuove e a vincere sfide che ci stanno di fronte».
Il testo integrale del messaggio è pubblicato sul sito della Diocesi di Prato e oltre all’accorato appello a una partecipazione «piena, intelligente, collaborativa e costruttiva», monsignor Nerbini affronta tre emergenze, che considera come prioritarie.
La prima riguarda «lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e l’inquinamento causa dei cambiamenti climatici». Nella lettera il vescovo Giovanni denuncia il dissennato comportamento dell’uomo di fronte a questo tema – «abbiamo ricoperto terre e oceani di rifiuti, seppellito veleni che rendono inutilizzabili vasti territori e nocivi i prodotti della terra, ma siamo andati avanti incuranti dei segnali che preannunciavano il collasso» – e sottolinea la nuova prospettiva indicata da papa Francesco: «una ecologia integrale che chiude con un passato che non ha mai saputo unire le priorità in gioco ma di volta in volta ne ha privilegiate una a scapito dell’altra». A Prato, si legge in un passaggio, «lo sviluppo del macrolotto, rispondeva a necessità industriali che però, all’epoca, non si sono interrogate sul suo impatto ambientale, su cosa significava in termini di necessità di fornire energia e risorse per far funzionare un comparto industriale (il tessile) fra i più energivori. E come poi tutto questo ha inciso sul tessuto sociale, sulle relazioni?», si chiede mons. Nerbini.
Il secondo punto è dedicato alla crescita delle povertà a livello mondiale. In particolare si evidenzia che Prato, prima di altre parti d’Europa, ha vissuto «l’esperienza delle conseguenze più gravi e dolorose di una globalizzazione che troppo spesso è stata spinta nella direzione di una massimizzazione dei profitti a scapito della dignità del lavoro». Per superare tutto questo servono politiche innovative che mettano alle spalle «logiche egoistiche e nazionalistiche» ma soprattutto che sappiano mettere al centro della loro azione la ricerca di un lavoro dignitoso che permetta al lavoratore di vivere «una esistenza normale e la realizzazione delle aspirazioni più profonde, come quelle di avere una famiglia». Monsignor Nerbini evidenzia poi che una competizione sempre più accentuata costringe aziende e operai a ritmi forsennati e così «si cerca di risparmiare sempre a scapito del lavoratore costretto a volte ad abbandonare il posto per mantenere un equilibrio psicologico soddisfacente». A questo proposito il Vescovo loda «molte delle nostre aziende pratesi» che su questo aspetto «hanno credo da dirci ed insegnare davvero molto» perché da tempo impegnate sul versante dell’integrazione e della sostenibilità ambientale.
La terza emergenza riguarda la guerra, «si è chiuso il novecento ma non ci siamo lasciati alle spalle imperialismi, nazionalismi, guerre di religione e brama di potere», afferma il Vescovo. «Noi non ci accontentiamo di vedere la guerra cessare. Vogliamo la pace, la vogliamo costruire, per tutti i popoli, per ogni uomo». Come ha fatto in passato, monsignor Nerbini è tornato a parlare della costruzione e del commercio di armi, definiti «inaccettabili e immorali».
In particolare sull’aggressione della Russia all’Ucraina, pur ritenendo la politica di Putin «assolutamente condannabile», il Vescovo si chiede «che giudizio serio ed onesto esprimere sugli altri attori responsabili della politica internazionale. E nasce anche spontanea la domanda se la Nato sia ancora lo strumento adeguato a garantire la difesa e la pace o se oggi non servano differenti approcci».
Nella lettera il vescovo Giovanni chiede agli elettori di aiutare i partiti «a mettere a fuoco le varie e vere problematiche, rifuggendo le soluzioni “facili” e accomodanti», ma anche quelle egoistiche che non perseguono il bene comune, «che riguarda tutti senza esclusioni e senza discriminazioni». Il giorno delle elezioni dunque l’alternativa è tra farsi carico dei problemi oppure lasciare che tutto proceda secondo vecchie logiche. «Auspico che tutti noi sappiamo raccogliere con determinazione la sfida», conclude mons. Nerbini.