Da Fossato in Cina per tradurre la Divina Commedia. L’incredibile storia di Agostino Biagi
Prima padre francescano, poi pastore protestante, la sua vicenda umana e spirituale è stata raccontata in un libro dalla pronipote. Il 5 agosto la presentazione a Fossato
Gli incroci tra il territorio pratese e la Cina hanno radici lontane e vanno oltre la recente stagione dell’immigrazione legata al lavoro tessile che tutti conosciamo. Uno dei protagonisti di questo «filo rosso» che si dipana nel tempo è Agostino Biagi, la cui incredibile storia inizia a fine Ottocento nel paese di Fossato, passa poi da Galceti e da qui si apre al mondo cinese. Uomo di cultura e di grandi passioni, Biagi è stato frate francescano, poi pastore protestante, e ha avuto il merito di aver tradotto la Divina Commedia in cinese. La sua straordinaria avventura, umana e spirituale, è stata raccontata in un libro di recente pubblicazione scritto dalla pronipote Mara Carocci e intitolato «Lettera a uno zio che voleva cambiare il mondo». Il volume, edito da Magister, viene presentato proprio a Fossato, paese natale di Agostino Biagi, questo venerdì 5 agosto alle 17,30 all’interno della rassegna «Incontri al fresco nei borghi d’Appennino». Nel giardino della chiesa di San Lorenzo, saranno presenti l’autrice, il sindaco di Cantagallo Guglielmo Bongiorno, Annalisa Marchi e Alessia Cecconi della Fondazione Cdse, che ha organizzato l’iniziativa.
Ma torniamo alla storia di Biagi. Lo scorso autunno la pronipote Mara Carocci, già parlamentare, donò all’Accademia della Crusca, documento contenente la traduzione di varie metriche della Divina Commedia in cinese, compiuta da Agostino Biagi, al tempo missionario francescano. La decisione di farsi frate nacque in seguito alle predicazioni di padre Andrea da Quarata nel paese di Fossato, grazie alle quali sugli Appennini ci furono numerose vocazioni. Il dodicenne Agostino arrivò così nel collegio serafico francescano di Galceti, che a fine Ottocento aveva tra i propri studenti anche dei giovani cinesi provenienti dal vicariato apostolico di LaohoKow, che l’ordine teneva dal Settecento. Probabilmente influenzato da queste conoscenze, nel 1902, non ancora sacerdote, il giovane Agostino Biagi partì per la Cina, dove fece la professione perpetua e ricevette il sacramento dell’ordine. Qui si innamorò della cultura cinese, ne studiò la storia e la letteratura e decise di tradurre la Divina Commedia, in un modo che è stato definito «dotto e geniale». Questa opera dantesca è rimasta nascosta per oltre un secolo e ne abbiamo avuto notizia soltanto in tempi recenti grazie a Mara Carocci. Nella mancata conoscenza e diffusione di questo lavoro con molta probabilità ha influito la profonda crisi religiosa che ha portato Biagi a lasciare l’ordine e a diventare pastore protestante, marito e padre. In quel periodo visse in miseria, ma non venne abbandonato dai parenti e dagli amici di Fossato e Vernio, tra questi c’era anche padre Ignazio Benelli, cugino del cardinale Giovanni Benelli, che lo seguì e lo aiutò inviandogli denaro, cercando anche di riconciliarlo con la Chiesa e con l’ordine. Amante della Cina, il Biagi, che aveva insegnato il cinese in Italia, morì a Genova nel 1957. Della sua traduzione cinese nessuno sapeva nulla fino a oggi, grazie alla già citata donazione e alla pubblicazione del libro che sarà presentato a Fossato, dove è iniziata questa straordinaria storia.