Il grido d’allarme di Confindustria per i costi energetici ormai arrivati alle stelle – in particolare del comparto tessile – è stato raccolto dai candidati alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Tommaso Nannicini del Pd (candidato alla Camera nel collegio uninominale di Prato) ha annunciato la richiesta di “un decreto legge e si aspetta che tutte le forze politiche mettano da parte le bandierine di parte per permettere al governo di intervenire. Dividiamoci sul resto, ma su questo diamo risposte immediate”. La soluzione proposta da Nannicini è quella di “mettere un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità per imprese e famiglie per almeno 12 mesi. E dobbiamo compensare fino al 50% degli extra-costi delle imprese per gas e elettricità a partire dal mese di giugno di quest’anno. Subito”.
Erica Mazzetti di Forza Italia – candidata alla Camera nel collegio uninominale per il centrodestra – propone un “cambio di strategia energetica: zero burocrazia per tutti gli impianti, accelerata fonti autoprodotte ma anche sostegni nel breve-medio periodo, dal governo e dalla Ue”. La parlamentare pratese invoca “la proroga e il potenziamento di tutte le misure di contrasto ai rincari che spetta all’attuale governo; ci impegniamo, inoltre, da vera forza europeista, a chiedere un recovery plan solo per l’energia”. Mazzetti propone inoltre lo sblocco del nucleare di nuova generazione “generazione su cui l’Italia è all’avanguardia, come dimostra la ricerca al bacino del Brasimone”.
La candidata uninominale del M5S Chiara Bartalini invita gli altri candidati a un confronto diretto sul tema: “Ai cittadini e alle attività produttive serve chiarezza, non mezze frasi a mezzo stampa”. “Leggo soluzioni emergenziali e proposte energetiche inattuabili da parte delle altre forze politiche – afferma Bartalini – Conte aveva chiesto sei mesi fa di stabilire un tetto nazionale ai costi dell’energia. Una proposta che è stata stralciata dal precedente Governo. Bisognava lavorare in anticipo per creare stabilità anche per tutto il comparto produttivo, un decreto emergenziale è un tampone purtroppo insufficiente di fronte a una situazione che si sta evolvendo in maniera negativa con estrema rapidità”.