L’affluenza alle urne per il referendum sulla giustizia nella provincia di Prato non ha raggiunto nemmeno il 20% e, per la precisione, si è fermata tra il 17,36% e il 17,36% per tutti e cinque i quesiti. In termini assoluti solo 30.428 pratesi sui 175.176 aventi diritto al voto sono andati a votare nella giornata di ieri, superando il record negativo del referendum sulle trivelle del 2016 (quando votò il 28,5% degli elettori). In Toscana ha votato il 19,5% degli aventi diritto; in Italia gli elettori del referendum si fermano al 20,9%, registrando il peggior dato di sempre in materia di affluenza ai referendum abrogativi, superando anche quello che finora era risultato il più basso, ossia il referendum sull’attribuzione del premio di maggioranza a Camera e Senato del 21 giugno 2009 (23,4% di elettori). Il referendum sulla giustizia, dunque, non passa, non essendo stata raggiunta la soglia di sbarramento del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Nel quadro regionale, la nostra provincia si colloca a metà classifica, proprio per quanto riguarda l’affluenza alle urne: sono stati i pistoiesi a votare di più (31,3%: ma qui si votava anche per le amministrative), seguiti dagli abitanti di Massa-Carrara (anche a Carrara si votava per il sindaco), Lucca (referendum e amministrative), Grosseto e, appunto, Prato. Nel capoluogo l’affluenza è stata del 16,3%, mentre l’affluenza più bassa è stata registrata a Livorno (15,6%).
Entrando nel dettaglio del voto ai cinque quesiti referendari proposti, nella provincia di Prato il Sì per l’abrogazione della Legge Severino (primo quesito) supera di poco i No col 52%; per il secondo quesito è di poco superiore il Sì a favore della limitazione delle misure cautelari (avrebbe vinto col 54%); per quanto riguarda il terzo quesito i Sì sono nettamente superiori ai No a favore della separazione delle funzioni dei magistrati (76%); i Sì superano i No per il 74% al quarto quesito sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del consiglio direttivo della corte di cassazione e dei consigli giudiziari; stessa percentuale con cui i Sì risultano preponderanti sui No per il quinto quesito per cambiare le regole di candidatura dei componenti togati al Csm.